Insulti sessisti all’ex vicesindaca, condannati

Le frasi offensive apparse sui social dopo che Gloria Lisi aveva portato solidarietà a un immigrato accoltellato da uno squilibrato

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Il tribunale di Rimini presenta il conto ai ‘leoni da tastiera’. Cinque persone (su tredici iscritte nel registro degli indagati) e un’assoluzione. Si è concluso così il processo per diffamazione a carico degli ‘haters’ che nell’estate del 2017 avevano riversato una vera e propria onda d’odio addosso all’allora vice sindaca Gloria Lisi.

L’inchiesta si era focalizzata in particolar modo sui commenti feroci condivisi sulle pagine di Facebook da alcuni esponenti di estrema e simpatizzanti di Forza Nuova. Sette di loro, dopo la richiesta di rinvio a giudizio del sostituto procuratore Marino Cerioni, avevano deciso di ‘redimersi’, accettando la richiesta della Lisi, assistita dal suo avvocato di fiducia Maurizio Ghinelli. In cambio di una lettera di scuse pubblicata e di una piccola donazione in denaro ad associazioni benefiche, onlus e Ong, avevano ottenuto la remissione della querela da parte della vice sindaca. Sei di loro però non hanno accettato il compromesso e hanno deciso di affrontare il processo. Che si è concluso, per cinque di loro, con una condanna ad una sanzione pecuniaria (da 400 a 600 euro circa) oltre al pagamento delle spese processuali.

La Lisi era stata massacrata in Rete, dopo la sua visita in ospedale a Emmanuel Nnumani, il profugo nigeriano che era stato accoltellato e ridotto in fin di vita a Marina Centro il 22 marzo 2017 da un giovane con problemi psichici, successivamente arrestato con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dall’odio razziale.

La ferocia sul web si era scatenata qualche mese dopo, quando la Lisi aveva fatto una visita in ospedale all’aggredito. Una gogna che travalicava ogni limite di decenza. Su Facebook la vice sindaca era stata letteralmente linciata, con frasi pesantissime. L’escalation di insulti e minacce era poi cresciuta con la pubblicazione di una foto che immortalava il vice sindaco che incontrava una delegazione di sinti, per la questione delle micro aree.

C’era chi, addirittura, si era spinto ad auspicare che la Lisi venisse "appesa sulla pubblica piazza, insieme al sindaco". "C’è un aspetto culturale ed educativo che emerge chiaramente da questa vicenda – è il commento della Lisi -. Molte persone sono abituate a non dare il giusto peso a quello che scrivono sui social network, sminuendo la forza delle loro affermazioni. La verità però è che quelle parole restano, e possono ferire e lasciare dei traumi profondi in chi riceve insulti e offese. E’ questo il motivo per cui ho deciso di andare fino in fondo nella battaglia. Ringrazio il mio avvocato, Maurizio Ghinelli, per lo spirito civico con cui ha gestito l’iter processuale. Alcuni degli indagati per fortuna hanno capito la gravità delle loro affermazioni e mi hanno chiesto scusa, scrivendo una lettera e accettando di devolvere una somma simbolica a favore di Ong e associazioni benefiche".

Lorenzo Muccioli