La passerella sul ponte "Un danno irreparabile"

Dopo l’intervento la Procura muove nuove accuse ai quattro imputati. L’ex funzionario della Soprintendenza: "Intervento in regola, rifarei tutto"

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di Manuel Spadazzi

Passeggiare al ponte di Tiberio per turisti e riminesi è più bello da quando c’è la passerella galleggiante. Per la Procura invece l’opera rappresenta un uso non conforme di un’area storica, che ha causato "un danno irreparabile" al bene pubblico. Queste le nuove accuse formulate dal pm Stefano Celli nell’udienza dell’altro ieri, nei confronti dei quattro imputati per l’intervento al ponte di Tiberio. Alla sbarra Vincenzo Napoli, all’epoca funzionario della Soprintendenza responsabile per la provincia di Rimini, gli allora dirigenti comunali che seguirono i lavori, Daniele Fabbri e Federico Pozzi, e Antonio Petrone, legale rappresentante della ditta che realizzò l’’intervento. Nel mirino ci sono i ’famosi’ 90 buchi, del diametro di mezzo metro ciascuno, praticati nelle mura medievali e malatestiane del portocanale di Rimini per ancorare la passerella. L’indagine della Procura scattò nel 2017 a cantiere già avviato, in seguito agli esposti presentati dal comitato di residenti nato in difesa del ponte di Tiberio (tra i promotori Ennio Grassi e Moreno Neri) e da Italia nostra, associazione a tutela dei beni storici. Lunedì il sostituto procuratore ha contestato agli imputati la nuova accusa di danneggiamento di bene pubblico. Accusa che, se accolta dal giudice, allungherebbe i termini della prescrizione. Il procedimento infatti si sarebbe prescritto nel giugno 2023.

I legali degli imputati sono certi che, alla fine, verrà riconosciuta la correttezza del loro operato. Lunedì in udienza è stato interrogato anche Napoli (difeso da Sara Lepore) che ha ribadito: "Rifarei tutto. Il progetto è stato regolarmente autorizzato e poi seguito passo a passo. Quell’intervento ha permesso di rendere finalmente fruibile l’area del ponte di Tiberio anche ai disabili". Napoli ha citato altri interventi simili come quello al Foro di Traiano a Roma. Anche il funzionario del ministero, nominato come consulente dalla Procura, ha assicurato che i lavori al ponte di Tiberio sono stati regolarmente autorizzati, e che il Comune ha svolto l’iter autorizzativo in maniera corretta. È la tesi ribadita anche da Fabbri e Pozzi (il primo è difeso da Cesare e Roberto Brancaleoni, il secondo da Moreno Maresi) nonché da Petrone (assistito da Girolamo Catena). Il Comune di Rimini, di fronte alle polemiche e agli attacchi, ha sempre risposto carte alla mano: l’intervento al ponte di Tiberio ha ricevuto tutti i permessi necessari, e la Soprintendenza ha vigilato costantemente sul cantiere. Più volte è stato ricordato come le mura originarie del portocanale, erette tra il ’200 e il ’400, furono oggetto di successivi lavori di restauro e ricostruzione, come riporta anche la targa che attesta l’intervento compiuto nel 1751. La prossima udienza si terrà il 15 novembre.