"Le nostre vite congelate in un carcere"

Arriva a Riccione il regista di ’Ariaferma’, il film interpretato da Toni Servillo e Silvio Orlando

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Per la rassegna cinema d’autore domani sera al Cinepalace di Riccione arriverà il regista Leonardo Di Costanzo che ha diretto ‘Ariaferma’, in proiezione alle 21 anche martedì. Interpreti del film, che all’ultimo Festival di Venezia ha ricevuto ampio consenso dalla critica, Toni Servillo, nei panni dell’ispettore Gargiulo, e Silvio Orlando, in quelli di don Carmine Lagioia capoclan della camorra, per la prima volta protagonisti insieme sul set. La pellicola, girata in un carcere, sottolinea l’uguaglianza di tutte le persone, in quanto esseri umani, di fronte alla legge, e dell’umanità che permane anche quando si finisce dietro alle sbarre.

Di Costanzo dov’è ambientato il film?

"In un carcere in via di smantellamento dove però per motivi burocratici il trasferimento blocca un gruppo di detenuti e di agenti che, in attesa dell’ordine definitivo di evacuare, vivono un momento sospeso. In questo contesto tra i due gruppi s’intrecciano relazioni di vicinanza".

Com’è nato il film?

"Anche nel girare documentari mi sono interessato a personaggi che stanno a contatto diretto con le parti dolenti della società, finché pian piano mi sono avvicinato anche al mondo del carcere. Un mondo di persone, assistenti sociali e direttori che, al di qua delle sbarre, operano interrogandosi anche sul senso del proprio lavoro. Ho trovato persone umane, non grigi funzionari, esecutori di ordini, anche se penso che chiudere persone in gabbia sia cosa complicata, perché al di là delle colpe di cui uno si macchia, c’è un essere umano, che non può lasciare indifferenti".

Che idea si è fatto del carcere?

"Più o meno tutti hanno consapevolezza che così come continua a essere concepito, anziché recuperare, produce diseducazione. Non ovunque, per esempio a Bollate c’è un carcere modello, dove la recidiva è del 10 per centro, contro il 6070 per cento del tradizionale".

Com’è lavorare con Servillo e Orlando?

"E’ stato molto bello, perché loro sono molto generosi. Si sono confrontati anche con attori non professioni, ex agenti ed ex detenuti, cosa che non tutti fanno con piacere. Oltretutto abbiamo lavorato nel 2021 in pieno lockdown".

Dov’era il set?

"Eravamo a Sassari in Sardegna, chiusi nel carcere di San Sebastiano dismesso nel 2013. Ci si spostava in hotel, ma anche lì ci chiudevamo, quindi tra tutti noi si è formata una specie di comunità".

Nives Concolino