CronacaRimini, resta paralizzato dopo il tuffo: non sarà risarcito

Rimini, resta paralizzato dopo il tuffo: non sarà risarcito

Il ragazzo aveva sbattuto la testa e perso l’uso delle gambe. Assolto il responsabile del pontile da cui si era lanciato in mare

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Rimini, 25 settembre 2022 - Da sei anni ha perso l’uso delle gambe a causa di una lesione del midollo spinale ed è costretto sulla sedia a rotelle. Lui, un ragazzo riminese che all’epoca dei fatti aveva 16 anni, non dimenticherà mai quel giorno del maggio del 2016. Il giorno in cui, dopo aver scavalcato insieme agli amici un cancelletto, decise di tuffarsi in mare dal pontile di Viserba utilizzato per l’attracco delle motonavi.

L’acqua era troppo bassa e il ragazzo urtò il fondale con la testa, riportando danni alla colonna vertebrale. Nei giorni scorsi si è concluso il processo per lesioni colpose che vedeva alla sbarra il proprietario della motonave e concessionario del pontile, che era difeso dagli avvocati Andrea Guidi, Daniele Cola e Simone Tornani (quest’ultimo in rappresentanza della compagnia di assicurazione).

Il giudice ha deciso di assolverlo in quanto il fatto non sussiste. All’imprenditore di fatto non sarebbe addebitabile alcuna responsabilità per il drammatico incidente che coinvolse l’allora sedicenne. Respinta, di fatto, la richiesta di risarcimento (oltre 2 milioni di euro) presentata dalla famiglia del ragazzo, assistita dall’avvocato Giordana Pasini. Non è escluso che la sentenza possa essere impugnata davanti alla Corte d’Appello.

Quel giorno di maggio del 2016 il giovane, in compagnia di alcuni amici, si era recato in spiaggia a Viserba. Il gruppetto aveva scavalcato un cancelletto alto circa 50 centimetri e aveva raggiunto il punto del pontile in cui generalmente attracca la motonave. Il ragazzo si era tuffato in mare, anche se il fatto che l’acqua fosse particolarmente torbida rendeva difficile intuire la vera profondità.

Anche dopo l’impatto con il fondale, era riuscito a rimanere galla ed era stato immediatamente soccorso dagli amici e da due militari che si trovavano in spiaggia, e trasportato con il codice di massima gravità in pronto soccorso. I rilievi erano stati affidati alla capitaneria di porto di Rimini, che aveva riscontrato la presunta assenza di cartelli riguardanti il divieto di tuffarsi: circostanza quest’ultima che è stata oggetto di vari approfondimenti durante il processo.

Il concessionario del pontile e proprietario della motonave si era così ritrovato alla sbarra: secondo la Procura, avrebbe omesso di custodire adeguatamente il pontile (il cancelletto non sarebbe stato sufficiente) le sue chiusure, nonché di applicare i cartelli di divieto, come documentato da alcune fotografie di Google Maps portate in aula come prova.

L’imprenditore si è sempre detto profondamente colpito per la tragedia toccata al sedicenne, ma di aver adempiuto correttamente agli obblighi previsti per garantire la sicurezza del pontile. Il giudice alla fine ha riconosciuto le sue ragioni, assolvendolo. Durante il processo è stata ricostruita nel dettaglio la drammatica vicenda. Lo stesso ragazzo ha portato, in aula, la sua testimonianza dolorosa e sofferta. Rimasto in carrozzina dopo l’incidente, ha iniziato a praticare sport, diventando un atleta paralimpico capace di ottenere importanti risultati.