Rapinatore di banca tradito dal Dna lasciato sulla bottiglia

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Incastrato dal suo stesso dna, quel dna che aveva lasciato sul collo di una bottiglia, ritrovata però dai carabinieri di Riccione nei locali dove si era nascosto insieme ai due suoi complici prima del colpo alla banca Credit Agricole di Cerasolo Ausa del settembre del 2019.

E’ finito così in carcere, dopo le indagini dei militari dell’Arma, Michele Catapano, 46 anni, originario di Milano, ma da tempo residente a Savignano sul Panaro, in provincia di Modena, su ordinanza di custodia cautelare del gip Manuel Bianchi.

E proprio nella sua abitazione Catapano si trovava, agli arresti domiciliari, per un’altra rapina, compiuta con una dinamica molto simile. Già, perché l’assalto messo a segno a Cerasolo era stato davvero da film.

I tre rapinatori prima avevano praticato un grosso buco nel magazzino adiacente agli uffici della banca e lì avevano atteso l’arrivo degli impiegati. E quando i dipendenti erano entrati nella filiale, i tre banditi li avevano immobilizzati con fascette di plastica, lasciando libero solo il cassiere per poter rubare il denaro contenuto nella cassaforte, bel 61mila euro. ’Siamo dei professionisti’, avevano detto i banditi agli impiegati durante la rapina. I carabinieri avevano subito dato il via alle indagini con il repertamento delle tracce lasciate dai banditi.

Erano stati analizzati il traffico telefonico e le immagini dei videosorveglianza che avevano fatto emergere la figura di Catapano.

E il dna, lasciato su quella bottiglia trovata nel magazzino, l’ha poi inchiodato.