Sale il rap del ciclista veterano

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Giuliano

Bonizzato

Al primo sole di primavera sciamano i ciclisti sulle strade di Romagna. E io, con loro, sono finalmente riuscito a dimenticare gli orrori di due guerre. Quella d’Ucraina e la mia, vissuta da bambino. Per questo ringrazio i ragazzi del gruppo sportivo di cui sono socio fondatore, per aver accolto ancora una volta con affetto un ‘super gentleman b’ (con quel ‘b’ che purtroppo dice tutto) anche se in sella a una disdegnata e sleale elettrica. La pedalata assistita è comunque sempre una pedalata, soprattutto in salita, per cui giunto a metà percorso, ho salutato la squadra e ho fatto dietrofront assieme a un vecchio collega, elettrico pure lui. Così, assieme come ai bei tempi dei nostri duelli ciclistici e giudiziari, ci siamo fatti ancora due risate rievocando di quando, trent’anni fa, scrissi un rap, ispirato dalla comune passione per le due ruote, per lui che si divertiva a musicarli. Premesso che i primi rap italiani erano più sempliciotti rispetto a quelli concettosi e spesso incomprensibili di oggi, eccone la parte finale (Titolo: ‘Discesa’): Esili queste strutture- lanciate a 80 all’ora da cavalieri senza paura - con elmi di lieve spessore- esili ma resistono- danzando sulle sconnessure-mentre sprofonda la pista- con lei davanti al manubrio e al tubolare che fischia -a fare bella la vita. Bene. Dopo avervi afflitto con questa patacata, vengo al punto. Quel “lei davanti al manubrio” era per me la discesa. Che fa bella la vita proprio quando, lanciati su un fragile mezzo, la si rischia un po’. Beh, quando gli ‘rappai’ il pezzo il collega mi strizzò l’occhio. "Quella che ti corre davanti è l’Annalisa eh?". Accidenti. Per lui a fare bella la vita davanti al manubrio non poteva esserci che lei, la stupenda, longilinea (e unica) ragazza della nostra squadra che volentieri seguivamo a ruota per ammirarne, distesa in velocità sul mezzo, tutta l’aerodinamica grazia e potenza. Lì per lì ci rimasi male. Poi ripensandoci, mi venne il dubbio che potesse aver ragione. Vallo a capire l’inconscio. Quando si affrontano certe discese, rischia pure di farti volare in un fosso.