Coronavirus Rimini, Gnassi. "Nessun piano per il turismo, subito una cabina di regia"

Il sindaco critica il premier e chiede un tavolo per l'industria dell'ospitalità

Il sindaco Gnassi

Il sindaco Gnassi

Rimini, 27 aprile 2020 - Bene la scelta del governo di "continuare a mettere al centro la salute e la sicurezza della persona". Ma per Andrea Gnassi "gli ultimi provvedimenti annunciati dal premier Conte non rischiarano per nulla il futuro di troppi settori strategici", in particolare del turismo. Il suo, a poche ore dalla conferenza stampa del premier, è un duro affondo a come si sta gestendo (o meglio non gestendo) la fase 2 per un comparto, quello del turismo, tra i più colpiti dall'emergenza Covid-19.

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"Non è solo o tanto il tema del quando si apre, ma del come si apre. Il come determina il quando - osserva Gnassi - Il problema è quello dei protocolli: sicurezza, modalità, distanziamento negli alberghi e nei luoghi di aggregazione. Su questo, spiace dirlo, e non è una rivendicazione di parte, il tempo sta scadendo e forse è già scaduto. Già dalle prossime ore è necessario che si definisca un quadro preciso delle cose da fare, protocolli e modalità che diano agli operatori le linee guida su cui adoperarsi nei prossimi giorni al fine di tornare ad alzare le serrande e garantire occupazione e dignità del lavoro".

Per questo "Rimini chiede al governo di comporre immediatamente una cabina di regia organizzativa, in cui virologi, esperti di industria culturale, balneare, hotellerie siano in grado di definire subito e rendere pubblici i protocolli del come si possa riaprire in sicurezza. Ad esempio individuando tutele giuridiche per chi ospita. Come Emilia Romagna ci mettiamo a disposizione: qui sulla costa da secoli il turismo dialogo con le istituzioni sanitarie e dunque abbiamo il knowhow, le conoscenze per dare un contributo.

Ma prima di tutto occorre darsi una svegliata, seria e non folkloristica: l’industria dell’ospitalità soffre più di ogni altra - le imprese, i lavoratori, gli stagionali - ma adesso quello che non possiamo più attendere sono le certezze operative, insieme all’immissione di liquidità. Non possiamo né più aspettare né più tollerare di portare avanti una discussione su quello che da una parte definiamo un dramma e dall’altra magari pensiamo di banalizzare con il plexiglass o con la distanza tra un ombrellone e l’altro”.