Stupro a Cattolica, parla la vittima: "Mi ha rovinato la vita per sempre"

La giovane aggredita fuori dalla discoteca: "Mi ero fidata di lui". L’albanese accusato di violenza continua a negare tutto, anche davanti al giudice durante l'interrogatorio di garanzia

I carabinieri di Cattolica fuori dalla discoteca Malindi

I carabinieri di Cattolica fuori dalla discoteca Malindi

Cattolica (Rimini), 14 giugno 2022 - In cuor suo ha una certezza: "Quello che è successo sabato notte ha cambiato per sempre la mia vita. D’ora in avanti farò molta, molta fatica a fidarmi di qualsiasi ragazzo". Nella sua testa, continua a rivivere l’incubo la ventenne violentata fuori dal Malindi. Era arrivata nel locale di Cattolica in compagnia delle amiche. Doveva essere una serata di festa. Invece si è ritrovata in balia di quel giovane muscoloso, conosciuto la sera stessa al Malindi. Lui, un 22enne albanese residente a Vallefoglia (nel Pesarese) l’avrebbe convinta a seguirla fuori dal locale, lungo un sentiero tra gli alberi. Lì il bruto l’avrebbe presa con la forza e spinta dietro un cespuglio. La ragazza ha raccontato che in quel momento si è sentita "pietrificata". Invano lo ha implorato di smettere. Ma lui sarebbe andato avanti come se nulla fosse, sfilandole i pantaloni e violentandola.

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Una denuncia choc quella resa dalla giovane ai carabinieri di Cattolica, che si stanno occupando delle indagini coordinati dal sostituto procuratore Annadomenica Gallucci. In manette è finito Bujar Metushi. Il ragazzo però - come aveva già fatto coi carabinieri - continua a negare quanto accaduto. "Non l'ho violentata", ha detto il 22enne questa mattina al giudice Manuel Bianchi del tribunale di Rimini, durante l'interrogatorio di garanzia. Il giovane, in carcere da domenica e difeso dall'avvocato Marco Defendini del Foro di Pesaro, ha respinto tutte le accuse, quindi, dicendo di non aver costretto la giovane a subire una violenza. "È per noi una violenza anomala - ha detto il difensore - la ragazza non aveva abrasioni né segni di lesioni. Il pronto soccorso infatti conferma il rapporto, ma non la violenza. Abbiamo quindi chiesto la scarcerazione è in subordine i domiciliari con braccialetto visto che il ragazzo è regolare e lavora come muratore". Il giudice si è intanto riservato la decisione. 

Nella sua denuncia, la ragazza – che è assistita dall’avvocato Elena Fabbri – ha di fatto confermato la prima versione dei fatti. Sabato scorso lei e le amiche decidono di trascorrere la serata al Malindi. Nel corso della serata le ragazze vengono raggiunte da un gruppo di giovani albanesi. Una di loro è amica di uno degli albanesi, e così i due gruppi si ritrovano insieme.

Metushi mette gli occhi sulla ventenne, e a un certo punto la invita a uscire dal locale. "Mi sono fidata di lui: pensavo che nel locale la musica fosse troppo alta, e che volesse solamente parlare in un luogo meno rumoroso. Mi sembrava un bravo ragazzo e invece si è trasformato in un mostro. Non avevo alcun interesse per lui, e non potevo immaginare avesse quelle intenzioni", ha riferito la giovane. Che si definisce "devastata, ma felice di aver trovato il coraggio di denunciare. Tutte le ragazze che subiscono delle violenze dovrebbero farlo". "Ora – aggiunge la ventenne – spero che paghi per quello che mi ha fatto, e anche per quello che ha fatto al mio amico. Mi sento molto in colpa per quello che gli è successo".

Dopo essere fuggita dal suo aguzzino, la ventenne aveva raggiunto, in lacrime, le amiche, raccontando loro tutto. Le ragazze hanno iniziato a inveire ed urlare contro gli albanesi, tra cui lo stesso Metushi. Al Malindi nel frattempo sono arrivati anche un paio di amici delle ragazze, che le avevano accompagnate lì in macchina per poi trascorrere la serata nel locale vicino, il Bikini. I ragazzi si sono fronteggiati, e lo stesso Metushi ha colpito, con un pugno e un calcio, l’amico della ragazza a cui le aveva mandato un messaggio con la richiesta d’aiuto.