Il sindaco di Pennabilli choc: "Morirò camicia nera". E scoppia la polemica

Un lungo commento sui social di Mauro Giannini scatena una bufera. Il Pd: "Il post è di una gravità inaudita, qualsiasi rigurgito fascista è pericoloso"

Il sindaco di Pennabilli Giannini su un asino con un'ascia in mano

Il sindaco di Pennabilli Giannini su un asino con un'ascia in mano

Pennabilli (Rimini), 3 ottobre 2022 - "Sono partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera". Parole scritte sui social nei giorni scorsi dal sindaco di Pennabilli, in provincia di Rimini, Mauro Giannini, che in risposta a un commento ha aggiunto "sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera". Il post è stato bloccato per i suoi contenuti ma riproposto dal primo cittadino, "ovviamente modificato", precisa lui stesso, senza dunque il riferimento alla mussoliniana camicia.

Aggiornamento Sindaco di Pennabilli camicia nera, Bonaccini: "Chieda scusa o si dimetta"

Ma con "amarezza: avevo semplicemente riassunto la mia vita in poche ore", spiega Giannini, e con tanto di foto armato in mimetica in Iraq e Somalia, per raccontare il suo congedo definitivo dai paracadutisti. "Senza inneggiare a nulla, una lettera d'amore alla nostra radiosa patria".

Il sindaco Giannini nel post su Facebook dove si mostra in mimetica in Iraq e Somalia
Il sindaco Giannini nel post su Facebook dove si mostra in mimetica in Iraq e Somalia

Non la pensa certo così il segretario provinciale del Partito democratico Filippo Sacchetti, rimasto "senza parole" leggendo il post originale: "Vedere un sindaco scrivere sul suo profilo Facebook pubblico e come tale accessibile a tutti 'sono partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera' già fa rabbrividire. La risposta 'sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera' al commento di un cittadino è di una gravità inaudita".

Infatti, argomenta, ogni primo cittadino "giura fedeltà assoluta" alla Costituzione e "giura anche e soprattutto a nome di tutta una comunità, non di parte di essa, di una cittadinanza di un territorio che ha pianto decine e decine di suoi figli proprio per la violenza di quel regime e per rappresaglie nazifasciste nei giorni della Liberazione".

Sacchetti dunque denuncia pubblicamente il comportamento del sindaco Giannini, che "dopo aver visto la policy del social network cancellare giustamente quanto aveva scritto, lo ha riproposto con qualche minima limatura ma non mutando di una virgola la sostanza e il pensiero infarcito di termini inequivocabili".

Una sorta di "inno al cameratismo e al servizio alla patria in guerra" che "non suona solo stonato e non va derubricato alla categoria delle gaffe in un momento storico come questo e con il resto del mondo che si interroga sulla natura del nascituro governo Meloni, ma è pericoloso". Così come lo è, conclude il dem, "qualsiasi rigurgito fascista in un'Italia resa libera e democratica dal sacrificio di chi per contrastare la dittatura di quella camicia nera ci ha rimesso la propria vita".