Cantiere Vittoria Adria, maxi commessa contesa. “Ricorso alla Corte Europea”

Il competitor Codecasadue: “La seconda consulenza richiesta dal Consiglio di Stato si è svolta senza contraddittorio, violata la Convenzione”

Una motovedetta della Guardia Costiera (Foto di repertorio Frascatore)

Una motovedetta della Guardia Costiera (Foto di repertorio Frascatore)

Adria (Rovigo), 3 novembre 2018 – Non è ancora scritta la parola fine sulla vicenda della maxi commessa della Difesa ottenuta dal Cantiere navale Vittoria di Rovigo. Almeno così pare stando alle parole di Ennio Buonomo, ad del competitor Codecasadue di Viareggio (Lucca). Quest'ultimo, infatti, sembra deciso a fare ricorso alla Corte Europea di Strasburgo.

Il manager ha espresso tale volontà dopo la sentenza del consiglio di Stato che ha accolto l'appello presentato dall'azienda rodigina. In ballo c'era l'aggiudicazione di una gara per fornire cinque motovedette alla Guardia Costiera. Una commessa che vale 10 milioni e 450mila euro.

La più alta giurisdizione amministrativa ha dichiarato legittima l'aggiudicazione al cantiere Vittoria della gara che fu indetta nel 2016 dal ministero della Difesa per la costruzione di cinque unità navali Sar classe 300, con opzione per ulteriori 10 unità.

Tuttavia, Codecasadue oggi replica con l'amministratore delegato, annunciando di portare in Europa la battaglia legale. “Vorremmo rilevare che il bando di gara richiedeva che le imbarcazioni per la Guardia Costiera Italiana - dice Buonomo - non fossero prototipi ma imbarcazioni già sperimentate con successo, mentre invece il cantiere Vittoria aveva proposto motovedette ispirate a motovedette prodotte in Malesia alcuni anni fa ma da loro largamente modificate nello scafo, nei motori, nell'allestimento e in altre parti. Pertanto erano dei veri prototipi come riconosciuto dalla consulenza tecnica d'ufficio svoltasi in primo grado su richiesta del Tar del Lazio”.

“La nuova consulenza richiesta invece dal Consiglio di Stato dopo che il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso Codecasa - prosegue Buonomo - ha invece ritenuto il contrario e il Consiglio di Stato l'ha recepita. Il fatto singolare è che la seconda consulenza si è svolta senza contraddittorio, cioè senza avvisare né consultare i tecnici di Codecasa. Ciò, come è comprensibile, determina la violazione di una componente essenziale del diritto di difesa: la questione era meramente tecnica e i tecnici della parte non hanno potuto dire la loro. Tutto ciò contrasta con la Convenzione europea dei diritti dell'Uomo sicché Codecasa porterà la questione davanti alla Corte Europea di Strasburgo e sono fiducioso che verrà accertata questa palese violazione del diritto”.