
Le Marche del vino hanno come principali piazze di mercato i Paesi dell’Europa del nord, gli Stati Uniti e il Giappone
Nello scenario instabile del cambio climatico che fa impazzire il mondo dell’agricoltura costretto a ripensare se stesso, anche i grandi vini rossi marchigiani si stanno poco alla volta aggiornando, pur mantenendo fermo il loro Dna. Si sta infatti riflettendo su come aggiornare il disciplinare di due su cinque dei prodotti Docg che sono tipici dell’area marchigiana di cui oggi esistono quattro tipologie: Rosso Piceno, Rosso Piceno Novello, Rosso Piceno Sangiovese e Rosso Piceno Superiore. È bene ricordare che le Marche, molto conosciute in modo particolare per il Verdicchio, godono di forte reputazione anche per i rossi, primi fra tutti per esempio Lacrima di Moro d’Alba, il Rosso Conero, il Serrapetrona. Sono questi vini forti, di struttura ma che oggi per bizzarrie della natura, la tecnologia e non ultimo il gusto del consumatore si avviano ad avere un’anima più beverina e immediata, pur senza tradire la tradizione che li ha fatti conoscere nel mondo. È l’evoluzione della specie. L’obiettivo è anche avvicinare verso i rossi i giovani, che però gradiscono un bicchiere di solito meno strutturato, pur accompagnandolo a cibi come il brodetto (un classico imperdibile) e carni rosse o bianche speziate, selvaggina compesa. "La produzione di uva è leggermente calata – spiega Alberto Mazzoni, enologo e direttore di lungo corso dell’Istituto tutela marchigiano vini –, ma la mission è di mantenere alta la qualità del nostri rossi. All’estero vanno ancora forte. Nord Europa, Stati Uniti e Giappone sono piazze dove i rossi marchigiani sono molto richiesti e apprezzati. Su questi mercati continuiamo ad investire in presenza e marketing".
La promozione è uno degli elementi cardine del mondo del vino che va da Pesaro ad Ancona. Ammontano infatti a 2,3 milioni di euro gli investimenti in immagine per il bienno 2025-2026 messi in campo dal progetto dell’Istituto tutela vini marchigiani verso i mercati dell’Unione europea. I Paesi target sono Germania, Belgio, Paesi Bassi (24% di share sul totale del portafoglio export e 44% sul totale dell’Unione europea), Svezia e a seguire aree in crescita come Francia, Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia, Austria e Danimarca. E a queste latitudini viaggiano bene i bianchi ma un bicchiere di rosso è considerato di grande livello. Dietro lo scenario di marketing ed export c’è il complesso lavoro di Imt. Quest’anno l’istituto ha festeggiato un quarto di secolo di attività e rappresenta l’89% del totale imbottigliato nell’area di riferimento, che comprende oltre 7.500 ettari tra le province di Ancona, Pesaro-Urbino e Macerata.
Beppe Boni