Bonzi
Il suo tratto pop e cartoonistico, capace di dare vita a mondi fantastici e allucinati. I suoi personaggi bizzarri, come il papero Hiawata Pete, o Pastil, la ragazza con la testa a forma di pastiglia, immersi in universi surreali e distorti, divertono e incuriosiscono i lettori da decenni, con riconoscimenti e mostre alle principali kermesse di settore, come Lucca Comics. Francesca Ghermandi, illustratrice e fumettista bolognese, si inserisce a pieno titolo nella tradizione artistica del capoluogo, una delle capitali italiane della Nona Arte.
Ghermandi, perché Bologna è una città in cui ancora vale la pena vivere?
"Premetto che da 10 anni vivo e lavoro in campagna, frequento poco il centro. Trovo però che Bologna sia una città molto ’viva’ con belle mostre, musei, iniziative, cinema, librerie. Forse tanta, troppa offerta di luoghi gastronomici. Se devo incontrare degli amici al bar, infatti, preferisco farlo in zone più periferiche, più semplici e genuine come la Cirenaica o la Bolognina. C’è troppo caos in centro. Tuttavia, Bologna resta almeno in parte una città per i pedoni, si può camminare, ci sono i portici e tante zone verdi e ombreggiate. Oltre alle vicine colline dove si può andare a piedi e dove si scopre una campagna meno costruita della pianura a nord".
Come è cambiata Bologna negli ultimi trent’anni? La trova migliorata o peggiorata?
"Dagli anni ’90 mi sembra cambiata parecchio. In positivo, ci sono molte più iniziative culturali come la Cineteca o tanti festival dal cinema, al fumetto, all’illustrazione, alla musica. Posti come il Mast, dove fanno bellissime mostre di fotografia e che sono gratuite. In negativo, i prezzi esorbitanti di affitti e il costo della vita. E anche di certe mostre che non valgono il prezzo del biglietto. Su tutto, rispetto a trenta anni fa, l’aumento vertiginoso di traffico, di smog e di turismo".
Spesso Bologna viene definita un ‘paesone’ nel cui centro, come diceva Dalla, ‘non si perde neanche un bambino’. La città è cambiata molto, gli spostamenti tra la periferia e il centro sono sempre più frequenti. Usa i mezzi pubblici, e come li trova?
"Bologna infatti è una città fatta per i pedoni. È fantastica da girare a piedi e il tracciato romano è così logico che non ci si perde mai. Al di là degli sventramenti fatti negli anni ‘10 del ‘900 e delle ricostruzioni realizzate dopo la guerra, le strade sono ancora quelle medioevali, sono strette e difficilmente percorribili con le auto (soprattutto quelle grosse che ci sono ora). Io uso in motorino, tempo permettendo. Oppure vado con un comodo trenino che, dal mio paese, in 6 minuti è in Stazione centrale".
E spostarsi in auto è stato più difficile nell’ultimo anno, per via dei cantieri e di CIttà 30?
"Sì, spostarsi con l’auto è difficile e se devo andare in centro devo pagare una sosta che è minimo 4-6 volte il prezzo del bus/trenino".
Bologna era - e resta - una delle capitali del fumetto italiano.
Secondo lei che tipo di stimolo dà questa città, e perché viene scelta da studenti e fuori sede?
"Perché è una città ricca di iniziative culturali. Un festival su tutti, perché più antico, è il Bologna Children’s Book Fair che richiama tanti illustratori, case editrici e addetti al settore da tutto il mondo. Ma per chi disegna o vuole provarci, non offre tanto a livello lavorativo. Per questo, dopo la laurea tanti emigrano Un peccato, perché Bologna è una città che, da sempre, deve molto ai propri studenti. Soprattutto ai fuorisede che hanno arricchito e arricchiscono la cultura di questa città, da Pazienza a Blu. Penso che andrebbero aiutati di più, gli studenti, favorendo affitti a prezzi bassi in luoghi centrali e la possibilità di lavori pagati per progetti artistici".
Come è nata la passione per il fumetto?
"È una passione nata a pochi anni, quando ancora non sapevo leggere e guardavo solo le figure. Mi è sempre venuto facile inventare storie con le immagini e poi ho avuto la fortuna di avere vicino insegnanti e amici che mi hanno fatto ampliare il raggio delle conoscenze".
Cosa consiglierebbe a un giovane disegnatore per intraprendere la professione?
"In generale suggerisco sempre di informarsi, guardare, viaggiare alla ricerca delle idee, di seguire il proprio istinto e le cose che ci piacciono, anche scontrandosi con la durezza di lavori, che impongono dei paletti".