Investire nel vivaio paga. I risultati si vedono già

Ogni anno in prima squadra arrivano importanti rinforzi cresciuti a Villa Silvia. E intanto la Primavera 2 di Campedelli sta volando ai piani alti della classifica.

Investire nel vivaio paga. I risultati si vedono già

Investire nel vivaio paga. I risultati si vedono già

I giovani sono il futuro. Del pianeta come di una squadra di calcio. La ricetta per la crescita, la sostenibilità e il successo di un club passa sempre dal suo vivaio e la storia del Cesena, passata e presente, ne è una evidente testimonianza. Fin dalla ripartenza post fallimento, il club ha immediatamente ripreso a investire risorse e professionalità nella costruzione di quello che è sempre stato il fiore all’occhiello del club, con riscontri sia in termini monetari in relazione alle cessioni dei giovani prodigi, sia in termini di punti in classifica garantirti dai talentuosi ‘baby’ inseriti nell’organico della prima squadra. Le testimonianze sono perennemente attuali e valgono pure per l’annata in corso, in relazione a nomi come quello di Cristian Shpendi che ha ricevuto il testimone del gemello Stiven partito per la serie A, Francesconi, Giovannini, David, Pieraccini o lo stesso Berti, fresco di rientro dalla Fiorentina. Per proteggere un patrimonio in ogni caso serve continuare a investire su di esso. Si è ripartiti quest’estate con una mezza rivoluzione, che ha portato Roberto Colacone al vertice della piramide del vivaio e alcuni importanti cambiamenti di panchine, a partire da quella della Primavera, dove Nicola Campedelli ha preso il posto di Giovanni Ceccarelli, salutato al termine del torneo che aveva portato alla retrocessione dalla ‘Primavera1’. Al momento i romagnoli navigano ai piani alti, a un soffio dalla vetta. E in effetti le intenzioni della vigilia erano subito state molto chiare: mettere benzina nel motore per correre il più velocemente possibile verso quella categoria appena persa. Si potrà anche dire che il Cesena in mezzo a Inter, Milan, Juve, Roma e via dicendo è più un’eccezione che una regola, ma il punto non è questo. Nell’interesse di tutti. Certo, arrivare a vedersela coi migliori della serie A per una realtà di C (maledizione, la serie C sta davvero stretta da qualunque parte si voglia guardare la questione) è difficilissimo, ma è pure una manna. Perché a giocare contro i migliori si cresce a velocità doppia e si viene osservati da vicino da chi è pronto a investire sui più promettenti talenti per portarli in altissimo. Il modo migliore per salire su un treno che porta verso il successo, è stare sulla banchina di una stazione nella quale si fermano tanti treni.

Luca Ravaglia