Cesena La vittoria del popolo bianconero

I tifosi che oggi celebrano il ritorno in cadetteria sono quelli rimasti a fianco della squadra pure nei difficili anni della ripartenza dalla D

Cesena La vittoria del popolo bianconero

Cesena La vittoria del popolo bianconero

Il vero amore lo misuri nei momenti difficili. Dunque non serve partire dalle ultime ore, dalla festa, dal sole della serie B che torna a illuminare Cesena e il Cesena. Quella è la parte finale, che ovviamente non può mancare, che guai a non raccontarla o anche solo a sottovalutarla. Perché l’abbraccio della gente alla sua squadra (o della squadra alla sua gente?) è la foto che serve per gli annali, quella che resta in cima ai ricordi e che alimenta il mito. Però qui, ora, mentre una comunità calciofila si abbraccia, il bello è guardare indietro. Indietro c’è la pioggia che cade sugli stadi dove la copertura te la scordi, quelli nei quali quando uno tenta una scivolata, gli schizzi di fango arrivano fin sui gradoni.

Indietro ci sono il fallimento di una società e poi la sua rinascita grazie a un temerario e appassionato gruppo di imprenditori cittadini e al calore di un popolo che c’è sempre stato, anche quando c’era da giocare in serie D, contro squadre che mai avresti pensato. Eppure andavi, la domenica, con la bandiera, la sciarpa, magari il figlio al seguito al quale provare a contagiare la tua passione. Andavi, quando gli altri il lunedì mattina in ufficio parlavano dell’Inter e del Milan e tu eri lì, col Cavalluccio tatuato sul cuore, che stringevi i denti e ti tenevi stretta forte quella vittoria 2-1 ad Avezzano. Perché è da lì che si era ripartiti.

Esserci non era facile, ma tanti, tantissimi, di quelli che ieri brindavano alla ritrovata cadetteria, c’erano anche allora. E allora la vittoria, la festa e l’asticella da alzare ancora, sono per loro, perché è con loro e grazie a loro che il Cesena sta tornando grande. Un passo alla volta, in certe occasioni in fretta, in certe altre molto più lentamente. Perché gli scivoloni in C a un passo dal traguardo sono stati davvero difficili da digerire. Ma la gastrite calcistica si cura, possibilmente a suon di gol come quelli che sono piovuti su qualsiasi avversario sia transitato dalle parti del Cavalluccio durante questa stagione, che avrebbe ancora tanti minuti in programma, ma che il suo verdetto lo ha già partorito, come nei telefilm del tenente Colombo, quando alla prima scena sai già chi è il colpevole. Qui non siamo alla prima scena, ma nemmeno all’ultima.

Ed è giusto così, perché questa squadra ha volato, ha staccato tutti, ha perso la prima e poi ha cominciato a vincere, inanellando record e conquistando tutti. I campi avversari e i cuori dei tifosi di casa. Con questo arriviamo al clima dell’Orogel Stadium, location ideale della festa, che se qui ci viene a giocare anche la Nazionale, bisognerà pure adeguare almeno di un po’ anche la categoria dell’inquilino principale. Arriviamo alla curva che canta a ritmo alternato coi distinti e pure con la tribuna che certo non compromette il suo aplomb ma che in ogni caso si alza in piedi e risponde, eccome se risponde.

Arriviamo allo stadio senza barriere, coi giocatori che cercano gli abbracci dei tifosi, con le emozioni che si vivono in presa diretta. Arriviamo a ‘Romagna Mia’. E’ sempre il momento di ‘Romagna Mia’, la cantano pure gli americani. La cantano i giocatori che saltellano a fine gara e la canta una comunità che sarà pure iperconnessa col mondo, ma che questa terra non la cambierebbe con niente. Perché in questa terra si suda e si soffre, ci si mette alle spalle la devastazione di un’alluvione restando spalla contro spalla, magari a piangere, ma anche a cantare. Cosa? Non serve rispondere.

Serve tornare, adesso sì, a dove siamo ora, alle immagini più belle, alla festa. "Tu sei la stella, tu sei l’amore. Quando ti penso, vorrei tornare. Dalla mia bella, al casolare". Quando la canti, i momenti più brutti sembrano meno brutti. E i momenti più belli diventano storia. La serie B è per tutti quelli che questa storia la hanno vissuta.