ALESSANDRO TRONCONE
Calcio

Modena Il carattere può fare la differenza

La squadra di Bisoli è ancora un cantiere causa i troppi infortuni. Ma il mister ha un vantaggio: i giocatori lo seguono e ci credono

Zaro, Bozhanaj e Palumbo in una particolare esultanza (fotofiocchi)

Zaro, Bozhanaj e Palumbo in una particolare esultanza (fotofiocchi)

Le aspettative (e le ambizioni) erano e restano alte. D’altronde, una formazione che si presenta ai nastri di partenza con acquisti del calibro di Pedro Mendes, Caldara, Caso e Defrel, non può nascondere obiettivi minimi come può essere un piazzamento playoff, al netto delle tremende trappole che solitamente tende il campionato di Serie B. Le ragioni che si nascondono dietro all’avvio a rilento del Modena sono, tuttavia, svariate. È vero che Bisoli non ha ancora potuto presentare un roster al completo di tutto il suo potenziale e la colpa, di questo aspetto, va data senz’altro agli infortuni (l’ultimo quello di Pergreffi). Qualunque squadra, priva dei suoi giocatori migliori, viaggerebbe in terza o in quarta, pur volendo inserire la quinta. E tutti restiamo in attesa di scoprire cosa saranno, da grandi, i canarini.

Nel frattempo, tocca fare i conti con i numeri collezionati fino ad oggi, dopo nove giornate di campionato e non sono numeri esaltanti, la cronaca è spesso crudele ma racconta la realtà. Il Modena naviga ad un solo punto dalla zona caldissima dei playout con 10 punti, praticamente una media di un punto a partita. Ma è pur sempre a due lunghezze dal gruppone dei playoff, a testimonianza di ciò che raccontiamo ogni anno sulla cadetteria, torneo infinitamente equilibrato ed indecifrabile. Ciò che può essere fatto, con oggettività, è analizzare tatticamente e tecnicamente quanto Bisoli è riuscito a proporre. Dopo una primissima fase di indecisione, nella quale abbiamo visto il Modena vestito con più e diversi abiti (difesa a 3, rombo a centrocampo, una o due punte), la strada intrapresa definitivamente ha portato al 4-2-3-1. La sensazione che si ha è piuttosto semplice e diretta: lo scacchiere appare spaccato in due, un’ottima fase offensiva e una carente fase difensiva.

La condizione di alcuni interpreti ha lasciato a desiderare, a partire dai nuovi arrivati come Caldara, reduce da anni difficili e travagliati. Sugli esterni c’è tanto da fare, Di Pardo, Idrissi, Dellavalle hanno bisogno di tempo per crescere e senza l’equilibrio di Ponsi si fa fatica. Il tutto condito da quella poca ’cazzimma’ che, per una squadra di Bisoli, appare stranissimo possa essere così. Le larghe distanze a centrocampo, infine, con il poco filtro che ne consegue, hanno messo il carico e il Modena ha subito tante delle 14 reti incassate fin qui sottovalutando la palla alta a scavalcare la difesa e l’imbucata in verticale. Ciò che funziona, invece, è il carattere mostrato in numerosi frangenti. Si può essere certi del fatto che la squadra sia con l’allenatore, nonostante i risultati altalenanti. Spesso, non avviene e le società sono quasi costrette a mettere mano ai contratti dei tecnici e a comunicare dolorosi esoneri. Una identità caratteriale il Modena ce l’ha. E buona parte di essa la deve alla leadership che Antonio Palumbo ha saputo costruirsi e che il gruppo gli ha di fatto consegnato, riconoscendone l’importanza in campo. Gira quasi tutto intorno a lui. Può essere un bene o un male, ma tant’è. Senza la corsa, la caparbietà, la giocata e l’inventiva di Palumbo il Modena perderebbe una percentuale enorme delle sue potenzialità. C’è anche il solito Riccardo Gagno tra le colonne, ormai storiche. Il rigore parato al Palermo è diventato il settimo con la maglia canarina, un record che racconta di quanto debbano essere decisive le sue parate e quanto lo siano state in passato. L’onnipresente è Giovanni Zaro, insostituibile dal suo ritorno a Modena un anno e mezzo fa. Lo sfortunato Gerli (maledetti infortuni, anche per lui) dovrà riprendersi il centrocampo ma ci metterà davvero molto poco e davanti il peso dei gol sono tutti sulle spalle di Pedro Mendes, quando tornerà. Insomma, per tirare qualche rapida somma, siamo di fronte ad un autentico cantiere aperto (in grado comunque di segnare 14 reti). E come ogni cantiere, si sogna la sua fine. Si immagina come potrebbe concludersi e come sarà, una volta realizzato. Stando attenti a non perdere i pezzi nel tragitto altrimenti non c’è altra strada se non quella di ricominciare da capo, cosa che il Modena non può permettersi di fare perché la Serie B, ad un certo punto, non attenderà più.