Play-in, coach challenge: la Virtus è pronta per la nuova avventura

Regolamento variato: valgono i primi dieci posti per sognare la final four

Play-in, coach challenge: la Virtus è pronta per la nuova avventura

Play-in, coach challenge: la Virtus è pronta per la nuova avventura

Caccia al Real Madrid, che è poi la squadra che ha vinto l’ultima edizione dell’Eurolega. Se sia stato un successo con pieno merito è tuttora materia di discussione tra gli addetti ai lavori. Per chi lo avesse dimenticato, il Real Madrid stava perdendo anche il secondo incontro, in casa, con il Partizan Belgrado. Poi una rissa – scatenata da chi poi l’avrebbe fatta franca, Sergio Llull – e la mano leggera dell’Eurolega verso il Real Madrid.

Bravo sicuramente a rimontare, ma le perplessità sul metro di giudizio nel valutare la rissa, provocata dai madrileni, resta. Come restano le perplessità sui paletti legati agli impianti e all’effettiva capienza. Fino all’anno scorso, la squadra del Principato di Monaca ha giocato in un vero e proprio gioiellino, ma alla voce capienza…

Storie vecchie, Eurolega nuova che cambia anche il regolamento. Per centrare i playoff e aspirare alla qualificazione per la final four, fino a pochi mesi fa bisognava conquistare uno dei primi otto posti.

L’Eurolega, che guarda sempre con attenzione a quel che accade nella Nba, ne mutua anche il regolamento e inserisce, da questa stagione, il play-in. Ci sarà la possibilità di conquistare i playoff fino alla decima posizione, anche se, dalla settimo al decimo posto sarà necessario un ulteriore confronto per arrivare tra le prime otto.

Tra le altre novità per questa edizione la possibilità, raddoppiata, concessa agli allenatori, di fare ricorso su richiesta all’Instant Replay. Il coach challenge da uno passa a due, con la speranza – viste alcune partite di Eurolega – che gli stessi fischietti non eccedano nell’uso del video, allungando in modo notevole la durata delle partite.

Un anno fa la Virtus era un club debuttante a tutti gli effetti. Dall’ultima esperienza nella massima competizione continentale erano trascorsi quattordici anni, troppi per non pensare che la band, come poi è successo, non pagasse lo scotto di ritmi e di una fisicità portati ai massimi livelli.

Eppure, nonostante il debutto, la Virtus è stata capace di vincere partite importanti e di prestigio – a Barcellona e Madrid, soprattutto –, pagando dazio però a livello arbitrale. Non può passare nel dimenticatoio il clamoroso errore commesso nella gara alla Segafredo Arena con l’Olympiacos favorito dalle decisioni finali di una terna non all’altezza.

Virtus sicuramente diversa rispetto a quella che l’ha preceduta e che troverà, come avversari, alcuni punti fermi della passata stagione. Dal divino Milos Teodosic, che è voluto tornare in patria per indossare la maglia della Stella Rossa, a Mam Jaiteh, che aveva scelto da tempo il Principato di Monaco allo stesso Semi Ojeleye, liberato a favore del Valencia (dietro robusto buyout).

Virtus senza Teodosic, senza il genio capace di illuminare i compagni. Ma anche Virtus più tosta, fisica ed energica. Quelle caratteristiche che sembrano fondamentali per andare lontano proprio in Eurolega.

Jaiteh, un anno fa, risultò clamorosamente bocciato dai lunghi di Eurolega. Oltre ai ‘vecchi’ Toko Shengelia e Jordan Mickey, la Virtus e il general manager Paolo Ronci hanno inserito due elementi esperti che, sotto canestro, possono e sanno fare la differenza. Stiamo parlando di Devontae Cacok e di Bryant Dunston, lunghi che sanno come si vince in Eurolega. Al resto dovrà pensare l’azzurro Achille Polonara, soprattutto se, a differenza dell’ultimo mondiale, dovesse tornare a essere efficace nel tiro dalla lunga distanza.

E, magari passato quasi sotto silenzio, siamo pronti a scommettere che oltre a Ognjen Dobric, dopo che avrà recuperato dal problema alla caviglia, si farà sentire l’apporto di Jaleen Smith. Un vero e proprio valore aggiunto.