Festival Filosofia: pensiero in piazza: "Psiche protagonista a settembre"

Daniele Francesconi, direttore della manifestazione anticipa: "Sempre più dialogo con scienza e tecnica"

Festival Filosofia: pensiero in piazza: "Psiche protagonista a settembre"

Festival Filosofia: pensiero in piazza: "Psiche protagonista a settembre"

di Stefano Marchetti

MODENA

Riportare la forza del pensiero nelle piazze, come nell’antica agorà, è stata – fin dagli esordi – l’idea vincente. E ancora oggi continua ad avere una grandissima forza. Il Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo è oggi fra gli appuntamenti culturali più famosi, apprezzati e attesi in Italia. Ogni anno affronta un tema diverso, racchiuso in una parola chiave: "Felicità" fu la prima nel 2001, "Parola" quella dell’edizione dello scorso anno, e da allora a oggi si sono esplorati tanti concetti cardine della tradizione filosofica e dell’esperienza contemporanea, Fantasia e Comunità, Vita, Cose, Giustizia... Dalla prima edizione sono stati realizzati oltre 4200 eventi, fra cui ben 1049 lezioni magistrali che hanno visto protagonisti 494 filosofi: in parallelo si sono organizzati ben 3444 eventi per il programma creativo, 765 mostre, 540 concerti e spettacoli dal vivo. E 174 menù filosofici a tema. Le prime 23 edizioni del festival hanno fatto registrare più di tre milioni di presenze complessive.

Nato proprio agli albori del nuovo millennio, il prossimo anno il festival celebrerà la sua 25ª edizione: intanto, dal 13 al 15 settembre 2024 ritroverà appassionati da tutta Italia per tre giorni dedicati alla ‘Psiche’. "Ancora una volta si affronteranno grandi domande su questioni rilevanti per la nostra esistenza", sottolinea Daniele Francesconi, direttore della manifestazione.

Qual è il ‘segreto’ del successo del Festival Filosofia, che si rinnova di anno in anno?

"Credo stia nella prevalenza del messaggio sul ‘medium’. Soprattutto dopo lo choc del Covid, molte esperienze della cultura hanno lavorato sul rinnovamento del medium, il mezzo di trasmissione. Il festival continua a porre l’accento sui temi, sempre di grande impatto sul presente: nei tre giorni del festival si crea come una grande ‘bolla’ in cui tutto è sintonizzato. Una comunità di persone, presente e fisica, si riunisce in luoghi pubblici e si interroga su uno stesso tema: tutti cercano risposte, ma soprattutto si pongono domande". -

Quali cambiamenti ha dovuto affrontare il festival?

"Il festival si è formato grazie all’insegnamento e alla profondità di grandi figure di maestri. Alcuni di loro purtroppo ci hanno lasciato, come Zygmunt Bauman, Marc Augé, Remo Bodei, Tullio Gregory o Stefano Rodotà. Certamente anche il festival deve impostare il lavoro sul futuro cercando di capire come stia cambiando la cultura, sempre più comunicativa, meno accademica. All’epoca delle prime edizioni, ancora c’era una certa predominanza della materia umanistica: oggi invece il festival deve misurarsi in modo critico sempre più con gli àmbiti scientifici e tecnici. Questo è evidente, per esempio, proprio nella ‘Psiche’ che abbiamo scelto come parola chiave della prossima edizione".

Dunque una filosofia che dialoga sempre più con altre materie.

"E che deve ripensare la sua posizione rispetto agli altri saperi".

C’è un’immagine che ama particolarmente del festival?

"Vedere tanti giovani nelle piazze, attenti, curiosi, interessati al tema. Questo è sempre molto confortante".

E qual è la parola che ha amato di più, fra tutte quelle affrontate dall’esordio a oggi?

"Ci sono state alcune edizioni molto d’avanguardia, come quella dedicata all’Umanità, oppure quella sulla ‘Gloria’, un tema più trasversale, o quella che si interrogava sull’Ereditare. Ma il festival a cui resto più legato è quello che si è occupato della ‘Verità’, un argomento che, in quest’epoca di falsità e fake news, continua a essere sempre al centro dell’attenzione".