Bologna, 8 maggio 2021 - Tutte le ricerche sul mondo del lavoro segnalano che l’occupazione del futuro sarà contrassegnata da: "capacità di adattamento, anticipazione e comprensione degli altri, nonché dall’ibridazione di due o più professioni che nella maggioranza dei casi evolveranno in modo non lineare" (Sole24ore 19/2). Ne deriva altresì la necessità di ripensare i sistemi educativi “lineari”, ma se si guarda ai concorsi in atto nelle università italiane si nota che la direzione dei processi di selezione va esattamente al contrario, i requisiti essenziali di accesso sono sempre lineari: laurea in economia, dottorato in economia, laurea in sociologia, dottorato in sociologia, laurea… mentre andrebbe premiato il percorso tra più discipline, l’interconnessione, per affrontare la complessità dello scenario. Fabrizio Floris, Bologna
Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino' Beppe Boni
Questo è un tema già sollevato più volte con competenza e grandi aspettative da parte delle imprese italiane ed europee che hanno ormai allargato le proprie vedute. Vale per per i grandi gruppi e per le piccole aziende come quelle che caratterizzano Bologna e l'Emilia Romagna. Viviamo ormai in un mondo segnato da una crescente contaminazione tra le discipline, dove gli stessi profili professionali richiesti dalle aziende sono mutevoli perchè l'evoluzione del mondo economico e finanziario è altrettanto in movimento essendo globale e non più ristretto alle caratteristiche dei singoli Paesi. Certo, vale ancora la preparazione specifica dell'istruzione, ma deve avere anche una visione più allargata alla multidisciplinarietà. Non ci sono dubbi. Essa è necessaria per mantenere una visione e una mentalità aperte ed elastiche nei confronti del mondo. Questo ragionamento andrà sempre più integrato nella formazione scolastica. Vale per i programmi, che spesso nella scuola italiana sono datati, e vale nel rapporto istruzione-imprese, una strada già intrapresa ma che va ulteriormente raffinata.