Troppo cemento in Veneto

Il solito disatro ambientale è servito: le province di Verona, Vicenza e Padova devastate dall'ennesimo evento metereologico "eccezionale". Venti che sradicano alberi, grandine che crea piccoli Marmolada nei campi e per le vie, pioggia di  un anno che si riversa in un'ora e allaga sottopassi e abitazioni a pianterreno come neppure l'Acqua Granda a Venezia. E già altri eventi climatici  "straordinari" si sono susseguiti mese dopo mese negli ultimi anni. La Tempesta Vaia, le trombe d'aria nel Delta del Po e nel veneziano, alluvioni assortite hanno punteggiato con cadenza regolare la vita dei veneti, la loro economia, il loro lavoro. Pensare al fatto che nel Veneto nel 2018 si sono cementificati 923 ettari di territorio, record italiano, contro i soli 633 della seconda, la Lombardia, ultimi dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), potrebbero dare indizi su alcune responsabilità. Qui non si previene e, anzi, si consente ulteriore cemento, calzascarpe delle distruzioni climatiche, come in nessun'altra regione italiana. Rivedere la vocazione a cemento e asfalto che da oltre due decenni condiziona le politiche della Regione Veneto non sarebbe solo un segnale, ma l'urgenza. Vanni Destro Comitato per l'art. 32 Polesine