Due scosse, una rinascita

Cosa è rimasto da fare, cosa manca e cosa non ci sarà più dopo il terremoto dell’Emilia di dieci anni fa. Dal sisma di magnitudo 5.9 del 20 maggio alla seconda botta da 5.8 di nove giorni dopo: pensieri e parole

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Do not go gentle into that good night,

Old age should burn and rave at close of day;

Rage, rage against the dying of the light.

Dylan Thomas

di Valerio Baroncini

"Non andartene docile in quella buona notte, I vecchi dovrebbero bruciare e delirare quando cade il giorno; Infuria, infuria, contro il morire della luce".

20 maggio 2012, ore 4.03, magnitudo 5.9: la prima scossa, epicentro Finale Emilia. Poi 29 maggio, ore 9, magnitudo 5.8, epicentro fra Medolla e Mirandola. Il tempo lenisce le ferite. Non cancella però il peso di chi o cosa non c’è più: le vittime, la storia, i monumenti sbriciolati, i piccoli oggetti rimasti sepolti sotto le macerie, le case (e pure le cose) di una vita. Dieci anni dopo, cosa resta del terremoto dell’Emilia? O, meglio, cosa non resta di quei giorni disperati?

La poesia di Dylan Thomas, composta svariati decenni prima, sembra essere scritta apposta. Tutti ricordiamo dov’eravamo quella notte. Di ritorno da una serata. Oppure a casa, con famiglia e figli. O ancora al lavoro, sorpresi da una natura che ci ca capire quanto spesso dimentichiamo di essere piccoli. E impotenti. La prima scossa ricordiamo, soprattutto. Arrivata di notte: Do not go gentle into that good night, Non andartene docile in quella buona notte. Una metafora per disegnare la notte come morte, la luce del giorno come vita. E l’uomo, nelle sue sfaccettature, nudo davanti a esse: i saggi, che hanno consapevolezza dell’inevitabilità della propria fine; gli onesti, che al calare del giorno si infuriano perché con più tempo avrebbero compiuto azioni memorabili; gli impulsivi, che si accorgono troppo tardi di aver sprecato la loro vita; gli austeri che, privati di ogni soddisfazione,si infuriano per le occasioni perse. Se ci guardiamo dentro, siamo in queste categorie.

Ma siamo soprattutto emiliani. Gente pratica, che si rimbocca le mani. Perché il sisma avrà distrutto capannoni ed edifici, ma la forza di volontà ha fatto rialzare in pochissimo tempo una regione. Vi racconteremo cosa non c’è più, ma anche quello che è rinato. E migliorato. Infuria, infuria, contro il morire della luce.