"Le nostre aziende, esempio per il Paese"

Il percorso di rinascita dopo il terremoto secondo le associazioni di categoria: "Frutto della tenacia delle imprese: nessuno ha mollato"

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In Emilia esiste un pre e un post sisma. Il post sisma è fatto di lacrime, sudore e sogni. Storie di piccole e medie imprese, in un territorio ricco di ditte a conduzione familiare, che in pochi secondi hanno perso il lavoro di una vita. Storie di aziende che, messe in ginocchio dal terremoto, hanno saputo ricostruire e rimettersi in piedi. Ma cosa rappresentò, per il mondo imprenditoriale, il sisma del 2012? "Fu un disastro – ricorda Enrico Postacchini, presidente Confcommercio Emilia-Romagna –. Forse ora ce ne siamo dimenticati, perché stiamo vivendo anni di tragedie ancora più grandi, ma alcuni settori, come il turistico e il commerciale, vissero un periodo di completa ‘rarefazione’. Molti furono costretti a spostarsi per mesi nei container o nelle ‘casette’ provvisorie. Con tutte le difficoltà del caso".

I danni, secondo una stima basata sui primi dati, ammontarono a "cinque miliardi di euro solo per le attività produttive – sottolinea Annalisa Sassi, presidente Confindustria Emilia-Romagna –. Al sisma si sovrappose anche la crisi economica che colpì l’Italia proprio in quegli anni".

Nessuno, però, restò con le mani in mano. "Registrammo subito una gran voglia di ripartire – spiega Marco Pasi, direttore Confesercenti Emilia-Romagna –. La situazione era disperata, eppure quasi tutti non vedevano l’ora di rimettersi in gioco. E ce l’hanno fatta. Oggi le imprese sono tornate al 100 per cento dell’operatività. Chi ha chiuso lo ha fatto per casi particolari, come la vicinanza alla pensione". Un risultato che, all’epoca, non era scontato: "C’era il timore di una delocalizzazione, specie delle multinazionali del biomedicale – prosegue Sassi –. Invece la maggioranza delle aziende ha scelto di reinvestire qui".

Per le associazioni di categoria, la ripresa è stata frutto "di una sinergia tra pubblico e privato – prosegue Postacchini –. Gli imprenditori hanno subito investito nella ripartenza, senza aspettare i fondi pubblici che sono comunque arrivati. Le aziende si sono fidate dello Stato e viceversa". Risorse che, secondo il sito ‘Open ricostruzione’, il portale della Regione che monitora i finanziamenti, ammontano a 5,1 miliardi per gli interventi privati (3,2 per la ricostruzione delle abitazioni e 1,9 per le attività produttive) e oltre 800 milioni per le opere pubbliche. "Magari con un po’ di ritardo, ma tutte le imprese hanno ricevuto i contributi – aggiunge Pasi –. La Regione è stata avvertita come un soggetto presente".

Un ‘attore’ cruciale sono state poi proprio le associazioni. C’è chi ha costruito casette in legno provvisorie, chi ha messo le proprie strutture a disposizione degli sfollati e chi si è speso per trovare fondi (7,7 i milioni raccolti dal Fondo costituto da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil). "Emerse lo spirito di squadra che caratterizza il nostro Paese nei momenti di difficoltà – conclude Sassi –. Dopo dieci anni possiamo dirlo: è stato un grande esempio di civiltà".