Bufera sulle promesse dello sport: "Filmavano le compagne e facevano girare i video osè"

Nel mirino dei magistrati federali tesserati Fisi (Federazione italiana sport invernali) e un allenatore. Ora indaga anche il pm di Verona: "Tra i messaggi frasi razziste, xenofobe e apologia del fascismo"

Una manifestazione contro la violenza sulle donne

Una manifestazione contro la violenza sulle donne

Verona, 1 marzo 2024 – Quella chat doveva servire a gestire l’attività del gruppo, per diramare le convocazioni e organizzare le trasferte degli atleti. In breve tempo, però, si era trasformata in qualcosa di ben diverso e sui telefonini dei ragazzi finivano ogni giorno foto e video con contenuti che con lo sport non avevano nulla a che fare. Immagini e filmati a sfondo sessuale oppure dai contenuti razzisti e xenofobi, con tanto di apologia del fascismo e del nazismo. Quel che è più grave, i video e soprattutto le foto hot riguardavano anche ragazze dello stesso gruppo sportivo dei giovani (mentre una parte era scaricata da Internet). Atlete, alcune delle quali minorenni, le cui immagini di nudo o in intimo finivano nella chat a loro insaputa, e ovviamente senza il loro consenso, postate dai fidanzatini a cui loro le avevano inviate. Peraltro alla chat, intitolata chissà perché ’Francesco Totti’ (il campione della Roma è totalmente estraneo a questa brutta storia), partecipava anche l’allenatore dei ragazzi e proprio lui era quello che spesso li istigava sui temi razzisti e xenofobi.

La sconcertante vicenda, su cui è già intervenuta la giustizia sportiva e su cui è tuttora aperta un’inchiesta penale della procura di Verona, è accaduta all’interno di un gruppo sportivo che fa parte della Fisi (Federazione italiana sport invernali) e riguarda il Comitato regionale del Veneto. Il procuratore federale Stefania Cappa, dopo le indagini, aveva ’incolpato’ e portato davanti ai giudici i partecipanti alla chat: 12 atleti, fra i 19 e i 21 anni tranne due minorenni, e l’allenatore, tutti accusati di aver violato il codice di comportamento del Coni e lo statuto della Fisi. Fra loro, ci sono alcune speranze dello sport azzurro. Non solo, sotto accusa erano finiti anche il presidente e la vicepresidente del Comitato regionale Fisi del Veneto, accusati di non aver segnalato i fatti alla procura. Vista la gravità dei fatti, la procura aveva chiesto per quasi tutti la sospensione per un anno. Ma i giudici, nella sentenza pubblicata ieri sul sito Fisi, hanno ridimensionato la vicenda, assolvendo metà degli incolpati e condannando l’altra metà a sanzioni molto miti, come l’ammonizione o la sospensione per un mese. Solo l’allenatore (su cui peraltro sta indagando anche la procura militare visto che fa parte di un gruppo sportivo dell’esercito) è stato sospeso per sei mesi. Una sentenza che sembra ridurre tutto a poco più di una goliardata e che sicuramente farà discutere.

L’indagine della procura federale era partita a settembre 2023 grazie a una lettera a anonima. Così era finito al setaccio il contenuto della famigerata chat, nel periodo compreso tra la fine del 2022 e la primavera 2023, momento in cui i vertici del Comitato avevano scoperto la vicenda e sospeso l’allenatore (una sospensione che secondo la procura fu solo di facciata). Solo mesi dopo, però, era appunto partita l’indagine e il procuratore Cappa aveva sentito sia gli atleti che le atlete, scoprendo che era tutto vero. A gennaio era quindi iniziato il processo e il pm aveva poi chiesto la condanna per tutti, ma il collegio dei giudici federali alla fine, e arriviamo alla sentenza pubblicata ieri, non ha accolto l’impostazione dell’accusa. Secondo i giudici, va distinta la posizione di chi era ’attivo’ nella chat (cioè postava immagini o faceva commenti) da chi era ’passivo’ (cioè si limitava a essere presente). Inoltre per la corte ai ragazzi vanno concesse le attenuanti, vista la giovane età e considerando il fatto che si sono scusati con le vittime. Di qui le punizioni soft. Sperando che abbiamo imparato la lezione.