Veneto, mobilitazione del tessile: domani presidio alla sede di Confindustria Vicenza

Manifestazione dei lavoratori veneti in piazza Castello. "Servono investimenti sul settore, inaccettabile la chiusura di Confindustria Moda", dice Michele Corso, segretario generale Filctem Cgil Veneto

Settore dell'abbigliamento

Settore dell'abbigliamento

Vicenza, 21 giugno 2021 – Rilanciare il settore dell'abbigliamento veneto, una filiera di piccole e medie imprese che necessita di interventi decisi a tutela dell'occupazione. È il motivo che domani – giornata di mobilitazione nazionale, indetta in modo unitario dalle sigle sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – porterà in piazza anche i lavoratori del tessile e dell'abbigliamento del Veneto con un presidio davanti alla sede della Confindustria di Vicenza.

"Il settore è caratterizzato da una struttura produttiva di filiera – spiega Michele Corso, segretario generale Filctem Cgil Veneto – dove coesistono grandi marchi e un tessuto di piccole e medie imprese, che ne costituiscono l’ossatura portante e che operano nei distretti territoriali in modalità interconnessa”.

Domani presidio in piazza Castello

Investimenti per rilanciare il sistema della moda, formazione per salvaguardare le competenze dei lavoratori. “Per poter competere nella globalizzazione del settore – continua Corso – servono progetti di investimento a breve, medio e lungo periodo. Bisogna prevedere percorsi di formazione continua e attuare una gestione condivisa tra le parti, datoriali e sindacali, per il rilancio del sistema moda".

Blocco dei licenziamenti: l'incubo della scadenza a fine mese

Durante la manifestazione di domani, i sindacati chiederanno una proroga del blocco dei licenziamenti e il rinnovo del contratto collettivo di lavoro. “Per questi motivi, è inaccettabile la chiusura di Confindustria Moda, che si sottrae a questo impegno – prosegue il segretario generale Filctem Cgil Veneto – che vuole imporre la gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro e modificare la flessibilità, gli straordinari e gli orari di lavoro, per non parlare della proposta scandalosa del salario, con un aumento di 56 euro lordi in tre anni”.