Imprenditore veneziano imprigionato in Sudan da 48 giorni: l'appello della famiglia

L'uomo, 46 anni, si trova da 48 giorni nella prigione di Khartoum, capitale del Sudan, ed è accusato di frode. Il padre dell'uomo sostiene che si tratterebbe di un sequestro a scopo di estorsione

Imprenditore veneziano imprigionato in Sudan da 48 giorni

Imprenditore veneziano imprigionato in Sudan da 48 giorni

Venezia, 22 Maggio 2021 - Da 48 giorni è imprigionato all'interno del carcere di Khartoum, la capitale del Sudan, con l'accusa di frode. E' la storia di un imprenditore veneziano di 46 anni che gestisce l'impresa di famiglia che opera in Sudan da almeno 25 anni nel ramo dei trasformatori elettrici e che, la stessa famiglia ha raccontato al Gazzettino, lanciando un appello per la sua liberazione.

I familiari hanno raccontato che il 46enne, del quale hanno diffuso solo il nome, Marco, si sarebbe recato nel Paese africano dopo che un cliente, con cui aveva concluso da poco un contratto, lo aveva revocato per una presunta non conformità dei prodotti.

Per la famiglia è un sequestro di persona

Una volta sul posto, il 46enne veneziano si sarebbe accorto di alcune irregolarità negli accertamenti sui trasformatori, svolti da un'azienda concorrente, ed è stato così denunciato per frode e arrestato una prima volta. Liberato dietro il pagamento di 400mila euro, all'aeroporto la polizia lo avrebbe arrestato nuovamente. Il padre dell'uomo è convinto che si tratti di un sequestro di persona a scopo di estorsione.

La famiglia dell'imprenditore infatti contesta che l'udienza per il ricorso sulla scarcerazione venga continuamente rinviata. Della vicenda si sta interessando l'ambasciata italiana in Sudan. 

Antonio De Poli (Udc): "La Farnesina si attivi"

La notizia non è passata inosservata in ambito politico. In una nota, il senatore Antonio De Poli (Udc) ha commentato: "Rivolgo un appello al governo e al ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, affinché intervenga visto che da 48 giorni quest'uomo e la sua famiglia vivono una situazione da incubo, una prigionia ingiusta".

"La detenzione all'interno del commissariato - precisa De Poli - è una palese violazione dei diritti umani. Chiediamo alla Farnesina di attivarsi e di perseguire tutte le strade possibili per riportare Marco a casa e all'affetto dei suoi familiari", ha detto il senatore.