{{IMG_SX}}Ancona, 21 gennaio 2009 - Il compositore Louis Gruenberg riserverà al pubblico del teatro delle Muse molte sorprese presentando in prima assoluta venerdì 23 gennaio alle 20.30 (in replica domenica 25 gennaio alle 16) l’opera ‘The emperor Jones’, tratta dall’omonimo dramma di Eugene O’Neill.

 

Ad esibirsi per la prima volta in Italia sarà il protagonista, il cantante di colore panamense-americano Nmon Ford, mentre la musica è praticamente sconosciuta anche agli addetti ai lavori, in quanto, nonostante il successo dell’esordio nel 1933 al Metropolitan di New York, con il baritono Lawrence Tibbett nel ruolo del titolo e la direzione d’orchestra di Tullio Serafin (ben 37 le chiamate dal pubblico), le registrazioni sono quasi totalmente assenti.

 


Il direttore artistico delle Muse Alessio Vlad ha deciso di non far tradurre, ma accompagnare con sottotitoli in italiano, il canto che Ford eseguirà nello slang dei neri americani degli anni Trenta, proprio per conservare la crudezza e l’impatto emotivo dell’opera. La regia, le scene e le luci sono a cura del talento eclettico di Henning Brockhaus, che spazia dalla filosofia alla musica, metre la produzione è del Teatro delle Muse.

 

L’Orchestra filarmonica marchigiana e il coro lirico Vincenzo Bellini, in quest’occasione solo maschile, di Bruno Bartoletti, si occupano invece della direzione. Proprio Bartoletti ha affermato: "Ero tra i pochi ad aver sentito parlare di quest’opera e perfino la partitura dell’edizione presentata al Teatro dell’Opera di Roma nel 1952 (interprete Nicola Rossi-Lemeni, orchestra diretta da Gianandrea Gavazzeni, regia di Enrico Frigerio), modificata da alcuni tagli, ha dovuto essere risistemata, grazie all’intervento di Vlad, che l’ha affidata ad un giovane esperto".

 

Per spiegare l'oblio da tutti i repertori lirici del mondo di Emperor Jones si è ricorsi al razzismo. La vicenda narra infatti di un nero americano, facchino sui treni, che imprigionato per omicidio fugge in un’isola dei Carabi. Qui, autoproclamatosi imperatore, vessa la popolazione locale, ma finisce per suicidarsi, perseguitato dalle proprie paure.

 

Mentre in Europa, secondo Brockhausen, il soggetto era poco interessante, in America ha probabilmente creato molti problemi. A confermarlo, come ha confessato il tenore inglese Mark Milhofer, interprete del mercante londinese Henry Smithers (nel cast anche la soprano La Verne Williams nel ruolo della vecchia indigena), la decisione di Ford e lui stesso di cantare sostituendo il termine ‘nigger’ (negro), frequente nel testo, con vocaboli diversi, seppur sempre dispregiativi.

 


Dal realismo della prima scena, ben presto la regia di Brockhausen entra in un viaggio simbolico nell’inferno della coscienza. Jones per salvarsi da quei nativi che ha ingannato e sfruttato e che ora lo braccano, si rifugia in una foresta, quella del suo passato che lo perseguita. Dopo aver tradito le sue origini e il suo popolo, si ucciderà con quella pallottola d’argento  portata sempre con sè come un talismano, che ha lasciato credere fosse l’unica in grado di eliminarlo.

 

Ad accompagnare tutta l’esecuzione il suono dei tom-tom fuori scena e la musica che originalmente mescola  romanticismo post-pucciniano, espressionismo e jazz nella prima vera opera moderna americana. Il tutto concorre alla creazione di un evento unico e coinvolgente, con cui il giovane Teatro delle Muse, dopo quasi 60 anni di inattività, (è stato restituito al pubblico nel 2002) all'interno del vasto panorama lirico italiano e straniero vede ritrovare un proprio spazio.

Info: www.teatrodellemuse.org, telefono 071-207841