Ancona, 9 novembre 2012 - Innocenti gli ex sindaci di Ancona Renato Galeazzi e Fabio Sturani, accusati di concussione e malversazione per l’affaire Ccs. Nei confronti di Umberto Montanari invece non si deve procedere, perché il reato è prescritto. E’ clamoroso il ribaltamento della sentenza di primo grado arrivato ieri dalla Corte di Appello, dopo una camera di consiglio che si è conclusa alle 18.30.
Galeazzi ha visto confermata anche in secondo grado l’assoluzione dalla concussione per induzione perché il fatto non sussiste. La posizione di Galeazzi era stata riportata in dibattimento dal procuratore generale Vincenzo Macrì, che aveva impugnato la sentenza assolutoria. Ieri il sostituto procuratore Filippo Gebbia aveva chiesto una condanna a 2 anni ed 8 mesi.
E’ invece arrivata un’assoluzione con formula piena «e sono soddisfatto – spiega l’avvocato Pauri – di aver fatto uscire il dottor Galeazzi da questa palude». Clamorosa l’assoluzione di Fabio Sturani (anche per lui erano stati chiesti 2 anni ed 8 mesi), che in primo grado era stato condannato ad un anno, 9 mesi e 10 giorni di reclusione e che nel 2009 era stato costretto a dimettersi a causa dell’inchiesta. Sturani, difeso dagli avvocati Michele Brunetti, Ennio Amodio e Roberto Gusmitta, in primo grado aveva anche subito la confisca dei beni a lui intestati (l’importo stabilito dal gup era di 1,5milioni, ma poi gli unici beni riconducibili all’ex sindaco erano una vecchia auto, uno scooter e tre litografie di Trubbiani), confisca che era già stata annullata dalla Cassazione.
Anche in questo caso assoluzione perché il fatto non sussiste. Annullate sanzioni e statuizioni penali (per il danno ad Anconambiente stabilito in primo grado in 150mila euro, cui si aggiungeva la confisca di beni per 118.500 euro) anche a carico di Umberto Montanari, ex presidente di Anconambiente accusato di malversazione, rappresentato dagli avvocati Cristiana Pesarini e Paolo Sfrappini. Per Montanari Gebbia aveva chiesto 4 mesi ma la Corte d’Appello ha stabilito di non doversi procedere perché il reato è prescritto. Ai tre uomini pubblici l’accusa contestava di aver organizzato una combine per far acquistare ad Anconambiente l’area Ccs ad un prezzo di 2,6 milioni di euro, molto di più del valore reale, per favorire l’imprenditore Alberto Rossi, che voleva liberarsi del terreno a rischio deprezzamento.
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