Ancona, 26 ottobre 2013 - A VOLTE basta una vaccinazione sbagliata per distruggere una vita, o segnarla per sempre. Lo sanno bene al Condav (Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino), che dalla fine degli anni ‘70 ha registrato 77 morti e 1.100 pratiche istruite in Italia. Tra i decessi, due casi ad Ancona: un bimbo di 2 anni e una donna di 30, morti per encefalite. Numeri per difetto. Non tutti infatti denunciano. Lo ha fatto il signor Carlo Carrara di Chiaravalle, 56 anni, centralinista nell’ospedale cittadino. «Mi vaccinai nel novembre 1961 con l’antipolio Salk — racconta — Era somministrato con gocce sopra una zolletta di zucchero. Dopo 15 o 20 giorni iniziarono i sintomi della polio. Sei mesi dopo venne introdotto il vaccino Sabin, che si faceva con l’iniezione». Per il signor Carrara è l’inizio del calvario.

«Fui ricoverato venti o trenta volte. Per venti giorni rimasi in coma, paralizzato dalla testa ai piedi. Fui ricoverato al Salesi di Ancona, dove lavorava il professor Migliori. Nella mia camerata c’erano 13 ragazzi. Undici di loro morirono di polio. Prendeva anche le vie respiratorie, e tutto il corpo diventava color nero caffè. Molti venivano messi dentro i polmoni d’acciaio, che però erano l’anticamera della morte. Io fui ‘fortunato’, per così dire. Il professore mi chiamava ‘il morto resuscitato’ Forse mi salvai per le mie migliori condizioni fisiche». Nel corso degli anni Carrara subisce tre interventi, tra Firenze e Pisa: «Uno all’anca sinistra e uno alla gamba destra. Nel terzo mi allungarono la spina dorsale di quindici centimetri, tirandomi per i piedi e per le gambe. Proprio come nelle torture medievali. Avevo 13 anni. Portai un busto di gesso per 40 giorni. Il problema è che avevo la spina dorsale a esse. Mi inserirono frammenti ossei e una specie di vite lunga 16 centimetri per tenere dritta la schiena. Ancora oggi non posso piegarmi».

Nonostante tutto, il signor Carrara è riuscito ad avere una vita ‘normale’: «Mi sono sposato, ho un figlio, un lavoro che mi piace. Io sono un guerriero. Non mi butta giù niente. E dagli anni 2000 sono stato risarcito. E’ stata una battaglia vinta con tanti sacrifici. Devo dire grazie a me stesso, e poi al Condav del presidente Nadia Gatti. Le istituzioni? Lasciamo perdere...».

r. m.