Ancona, 25 agosto 2010 - Quel furbacchionedi Marinelli ha convinto Kalambay a firmare. Ma alle sue cifre, alle cifre del presidente. Mette di mezzo un ginocchio che fa le bizze, minaccia di far saltar tutto mandando messaggi al giocatore, poi si vede con lui e trova la strada spianata. La prossima volta sarà meglio però che usi il virgolettato per mandarla a dire. È un gioco che non ci piace quello della messaggistica.

"Era il nostro uomo ideale sin dall’inizio - sottolinea Marinelli - e siamo contenti di averlo regalato a Lelli". Fa eco il ds Andreucci: "Quel ginocchio che fa le bizze non ha tolto niente alla nostra scelta tecnica". Da parte sua il giocatore si dice "molto contento di aver trovato l’accordo con la società" e sottolinea che "non c’è stato molto da discutere, non è sorto nessun tipo di problema".

L’obiettivo, per Kalambay, è lo stesso della dirigenza e di una città intera: "Dobbiamo centrare la promozione in serie D. La vogliono i tifosi come noi giocatori e credo che abbiamo tutte le carte in regola per riuscirci. Giocare in Eccellenza significa rimettermi completamente in discussione, ma sono convinto che potremo fare molto bene". Ieri il giocatore non era a Santa Maria Apparente perché ha preferito stare a riposo per recuperare al meglio.

Ma Kalambay non sarà l’ultimo colpo della società: "Ho avuto un contatto con l’ex dorico Mendil - annuncia ancora Andreucci - Mi aveva fatto segnali di interessamento ad un eventuale ritorno e ho inteso verificare. Conto di riparlarci, ma mi sembra una cosa difficile". E sì perché lo scorso anno nei campionati minori francesi Prendeva qualcosa come 70mila euro. Improponibile ad Ancona dove nessuno arriva a 20mila. E poi bisognerebbe esserci con la testa per un campionato di sofferenza come l’Eccellenza, e l’estroso francoalgerino spesso sbandava anche in C1. "Di sicuro - conclude Andreucci - non prenderemo più Gentili. I nostri obiettivi restano un difensore esterno a sinistra e una prima punta, forse anche una arretrata".

Il presidente Marinelli continua a non perdersi una partita della sua Ancona. Stavolta si siede nella tribunetta con qualche minuto di ritardo rispetto al suo staff, ma roba di poco. "E’ difficile che ne salti una. Parlo troppo? Ma no, è il mio modo di fare, e poi sono io che metto i soldi". Ma ne dovrà mettere altri di sicuro. Questa Ancona ancora non mette paura a nessuno. E lui ci rimane male per il pareggio, per quel che conta. I tifosi no, di quelli ancora neanche l’ombra.