Ascoli Piceno, 18 agosto 2011 – SALVATORE Parolisi vive da quasi un mese in una cella di tre metri per due. Passa tutto il giorno dentro il carcere di Castrogno: si è sempre rifiutato di uscire per l’ora d’aria. Non è mai sceso nel cortile insieme agli altri detenuti.

Parolisi è stato arrestato il 19 luglio e portato a Marino del Tronto: da qui è stato trasferito a Castrogno il 30 luglio. Salvatore non è da solo nella cella. Insieme a lui c’è un albanese di 40 anni accusato di violenze contro la compagna.

ATTUALMENTE si trova nel reparto osservazione: il caporalmaggiore è in attesa di essere spostato nel reparto dei protetti, quello dove sono detenuti i militari, gli agenti delle forze di poliziae rientra nella prima sezione del carcere quella dei sex offender, ovvero di chi è ritenuto colpevole di reati di violenza contro le donne oppure contro minori.

LA VITA di Parolisi nel carcere di Castrogno scorre nel silenzio. Salvatore in cella scrive molto, moltissimo. Il caporalmaggiore accusato dell’omicidio della moglie Melania ha scelto di affidare alle missive e alle parole la sua verità.

Scrive lettere e le spedisce non ha restrizioni né vincoli) e annota tutte le incongruenze che riscontra nell’ordinanza di custodia del gip di Teramo, Cirillo. Queste pagine saranno importanti per chiedere ai giudici dell’Aquila di tornare in libertà.

Parolisi non esce e non passeggia nel cortile, ma ha ottenuto in prestito alcuni libri alla biblioteca del carcere. Nella sua cella di sei metri quadrati (con un piccolo bagno annesso) legge per passare il tempo. E quando può telefona alla figlia Vittoria a Somma Vesuviana. Ma il caporalmaggiore è solo. Da quando è qui nessuno della sua famiglia è venuto a trovarlo. Nessun parente ha chiesto di poterlo vedere e di poter scambiare qualche parola con lui. Non il fratello Rocco, non la sorella Francesca, non il padre e la madre. Nessuno.


SOLO gli avvocati, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, quasi quotidianamente, salgono a Castrogno per incontrare Salvatore. Con loro il caporalmaggiore parla e si sfoga.
Si prepara all’udienza del Tribunale del Riesame dell’Aquila fissata per il prossimo lunedì 22 agosto. In carcere Salvatore ha incontrato gli assistenti sociali e anche il cappellano, Don Delfino Reggimenti. “Io sono a Castrogno quattro volte alla settimana — spiega il sacerdote — e il mio compito è proprio questo ascoltare e portare conforto ai detenuti. Sì ho incontrato Salvatore, ho parlato con lui. Sì, Parolisi mi ha cercato e si è confidato ma tutto quello che ci siamo detti deve restare nel segreto del mio cuore”. Don Delfino ascolta e accoglie da anni le parole di questo popolo che vive chiuso dietro le sbarre di un carcere sovraffollato (416 detenuti contro i 240 consentiti) sospeso in una valle incuneata tra la Montagna dei Fiori e la veduta il Gran Sasso teramano.

SCRIVE e legge, Salvatore. E riceve anche centinaia di lettere da tutta Italia. “Sono le persone che credono nella sua innocenza — spiega il suo legale, Valter Biscotti — e che vogliono stargli vicino in un momento così difficile”. Cosa manca a Salvatore in questa vita sospesa nella cella di Castrogno? Per il caporlamaggiore, che resta detenuto e in silenzio, risponde l’avvocato Biscotti: «Gli manca la libertà. Gli manca la piccola Vittoria. Gli manca tutto”.