{{IMG_SX}}BOLOGNA, 2 GIUGNO 2007-HA ATTRAVERSATO tutte le stagioni e gli stati d'animo del pianeta rossoblù: dall'euforia dell’era Baggio alla grande depressione degli ultimi due anni, passando per l'epopea ulivieriana delle due promozioni consecutive e lo smacco guidoliniano dell'Europa negata il 5 maggio 2002 a Brescia. Carlo Nervo non s'è fatto mancare niente: A, B, C1 e coppe varie, compresa la semifinale di Uefa con l'Olympique Marsiglia. Pochi allenatori (Ulivieri, Mazzone, Guidolin, Buso, Mandorlini e Cecconi) ma tanti ricordi, che a raccoglierli tutti, un giorno, varrebbe la pena di scrivere un libro. Se c'è uno che domani merita un applauso in un gruppo che si congederà senza lasciare cuori infranti nella tifoseria rossoblù, quello è proprio Nervo. Giù il cappello di fronte al professionista classe '71 che calcherà per l'ultima volta il prato del Dall'Ara e per la penultima (c'è ancora la trasferta in casa dell'Albinoleffe) un campo da calcio. 

 LA FINE di una storia bellissima, cominciata nell'estate di tredici anni fa: 13 come la stagioni di Nervo con la maglia del Bologna. Ventotto agosto 1994 segna il calendario: ultima mezzora di Bologna-Palazzolo, debutto di Ulivieri in campionato sulla panchina rossoblù. A gettare nella mischia l'ala di Bassano è lo stesso allenatore che un mese prima, quando Nervo si è aggregato al ritiro rossoblù preso a costo zero dal fallito Mantova, al nuovo arrivato, al termine di un allenamento che nel quale il ragazzo non ne azzecca una, butta lì a muso duro: Dimmi la verità: tu prima di venire qui facevi il calciatore?.
Un altro, al posto suo, si sarebbe abbattuto. E invece il razza Piave Nervo si è caricato in spalla le bastonate del suo allenatore trasformandole, negli anni, nei preziosi consigli che ne hanno fatto un calciatore completo. Dal piede così rapido, sulla fascia, che se ne accorse anche il Trap prima degli Europei del 2004 in Portogallo. Non se ne fece niente. La maglia azzurra, per Nervo, fu il coronamento di un sogno, ma gli Europei restarono una chimera. Poi gli ultimi anni in rossoblù. La retrocessione col Bologna, i quattro mesi sabbatici in quel di Catanzaro, il ritorno all'ovile nel gennaio 2006 e una stagione e mezza punteggiata da troppi acciacchi per pretendere di essere ancora il Nervo dei giorni belli.

L'EROE è stanco. E infatti domenica (e successivamente a Bergamo con l'Albinoleffe) non solo scenderà dal treno rossoblù su cui ha viaggiato per tredici anni: ma si congederà dal calcio. Al novantanove per cento appenderà le scarpette al chiodo. E se lascia in vita quell'uno per cento di possibile ripensamento è solo perché sai mai che in estate una squadra nei paraggi di Curtatone (alle porte di Mantova, dove vive con la famiglia) gli faccia una proposta e a lui torni il 'voglino'. Oggi la molla di continuare Nervo non ce l'ha. Chi ama il calcio a tutte le latitudini deve invece avere la voglia di dirgli grazie.