Una pagella pubblica per i ristoranti

La lettera. Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 28 agosto 2016 - Colpisce che tanti gestori di ristoranti, bar, alberghi… non facciano indossare al personale la divisa professionale. In Italia le norme igieniche prevedono che non si possa lavorare con abiti ‘civili’. Sono previste sanzioni amministrative o la sospensione dell’esercizio. E questo andazzo lo si ritrova soprattutto in aziende o luoghi di basso livello professionale. Maurizio Balistreri, Forlì

 

Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

In Italia il sistema dei controlli è poderoso. Cinque ministeri, sette tra Asl e organismi vari sono mobilitati. E’difficile in Europa trovare un simile esercito di controllori che ogni anno mettono in opera oltre 100mila ispezioni. Un meccanismo sufficiente a garantire la sicurezza alimentare? Mediamente sì, considerato che cibi e cucine vengono continuamente monitorati. Certo anche la divisa è importante, ma pare un dettaglio. In Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord e Galles hanno messo in campo una idea intelligente: una pagella, messa in rete dalla Food standard agency ed esposta dal locale all’ingresso. Lo scopo è semplice: così tutti conoscono il livello di igiene e sicurezza del luogo in cui stanno per mangiare e i gestori si regolano sulla base dei risultati ottenuti per provare a migliorare il voto pubblico ed evitare i controlli.

beppe.boni@ilcarlino.net

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