Adolescenti ‘Piuma’ in scena al Lumiere

Il film, del regista anglo italiano Roan Johnson, arriva giovedì al cinema con il ‘Carlino‘

Il regista  anglo italiano Roan Johnson (Foto Olycom)

Il regista anglo italiano Roan Johnson (Foto Olycom)

Bologna, 9 ottobre 2016 - Giovani, belli e distratti dalle proprie occupazioni. Troppo impegnati a pensare a se stessi per assumersi delle responsabilità. E’ un luogo comune, quello che riguarda gli adolescenti, perennemente immaginati come una generazione che non coltiva il dono della consapevolezza verso il resto del mondo. Poi arriva un film come Piuma del regista anglo italiano Roan Johnson, presentato in concorso al Festival di Venezia e la prospettiva cambia del tutto. Ecco due quasi diciottenni che affrontano un avvenimento precoce, di quelli che cambiano la vita. C’è un figlio in arrivo. Piuma verrà presentato dal Resto del Carlino in anteprima il 13 ottobre al Cinema Lumiere (Via Azzo Gardino, 65, ore 20.30), insieme al cast, che comprende il regista e gli attori protagonisti Blu Yoshimi e Luigi Fedele Johnson.

E’ una storia davvero inconsueta per il nostro cinema, quella che lei racconta...

«L’arrivo inaspettato di un figlio, che pure è il cuore del film, è stato per me il pretesto per raccontare una generazione sempre lontana dai riflettori, considerata quasi perduta, dimenticata, se non quando i fatti di cronaca ci costringono a occuparcene. E a criticarla. Io ho adottato un punto di vista diverso. La storia dei due futuri genitori è il tramite per parlare di cosa significa conquistare il proprio posto nel mondo, esigere uno spazio vitale, non essere lasciati soli. Trasformare un possibile peso in una gioia».

Niente paternalismo, allora...

«E’ il rischio che si corre, sempre, quando si mettono gli adolescenti al centro di un film. Io ho provato a evitarlo calandomi nel loro universo, senza fare il giovane, ma ascoltando. Ho fatto dei provini a oltre 1100 ragazzi e di ognuno ho cercato gli aspetti di una personalità in continua trasformazione. E quello che ho scoperto mi ha stupito. Perchè loro sono molto meno superficiali dell’immagine che li riguarda. Certo, quello del film è un caso limite, ma in generale i miei diciasettenni sanno bene che, quando è il caso, non bisogna tirarsi indietro».

Oggi i film e i libri per i cosiddetti ‘giovani adulti’ vanno molto di moda. Il suo film rientra in questo filone?

«Assolutamente. Io ho diretto un film che, spero, guardino più i genitori che i ragazzi. I giovani sono i protagonisti, ma il film è rivolto in realtà agli adulti, che dei loro figli sanno molto poco, e che forse potrebbero trarre da Piuma, qualche occasione per crescere insieme ai propri ragazzi, Trasmettendo appunto quei valori fondanti, a iniziare dal senso di responsabilità, che spesso i più piccoli devono acquisire da soli».

‘Piuma’ è un simbolo di leggerezza...

«Certo, e questo è l’insegnamento che ho ricevuto dai miei protagonisti. Leggerezza non significa superficialità, ma affrontare le difficoltà del mondo con un atteggiamento lieve, sorvolandole quasi, per avere quello sguardo d’insieme che poi ti aiuterà a risolverle».

Un film ‘leggero, come dice lei a Venezia...

«Sì, a molti non è sembrato il contesto giusto, perché il mio non è un film d’autore, come quelli abitualmente in concorso. Io vengo dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la mia scuola è quella della grande commedia all’italiana, da Monicelli a Virzì. Lì sono le mie fonti di ispirazione. E la lezione di quei maestri ho voluto portare nel film».

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