Bologna, 11 settembre 2010- Broda, Duffin, Leon, Nemo, Qes. Finora erano cinque tag. Da ieri, hanno un nome vero, un volto, un’identità. La caccia ai writers ha un punto di arrivo e un nuovo inizio. Dopo la consegna di un dossier in Questura, il loro futuro sarà meno ‘colorato’. Sono stati inviduati e sorvegliati da un cacciatore virtuale, un hacker bolognese che, incrociando informazioni e dialoghi sui maggiori social network, ha messo insieme tutti i pezzi del mosaico. Un reportage contenente 250 file; 250 elementi probanti tra schermate video, foto e frasi immortalate in formato jpeg.

I suoi alleati nella ricerca sono stati Facebook, Myspaces, Flickr. La tecnologia e la voglia di scovare i graffitari lo hanno portato a un risultato tangibile. Chi sono, cosa fanno nella vita, dove hanno colpito. Il cacciatore ha fornito un quadro completo. Raccolto tutto il materiale possibile, si è rivolto al Carlino. Abbiamo visto e analizzato il contenuto. Chiaro, dettagliato, sconcertante. Abbiamo contattato Nemo utilizzando il suo profilo su Facebook,dove è registrato con un nome d’arte. Come avevamo già anticipato, abbiamo a che fare con un writer donna. Ma la sua risposta è no: " Non sono io quella che cercate". Poi, però, cancella il suo profilo.
 

DI LEI abbiamo comunque scoperto che è una dj e che ha messo la firma non solo a Bologna. Nel suo bollettino di guerra ci sono anche Roma, Salerno, Napoli. Non solo. Nemo ha lasciato il segno a Shanghai, presumibilmente nel 2009 (data in cui vengono pubblicate le sue opere su Flickr in un album dal titolo ‘Nemo tibi amat’) e a Granada nel 2005. É proprio lei che sulla bacheca di Facebook invia il link relativo all’album dei graffiti a un suo amico.
 

INTANTO il cacciatore non si è fermato: il reportage completo è finito nelle mani di Daniele Corticelli, presidente del movimento civico ‘Bologna Capitale’. Ieri la sua scelta di andare dritto in Questura e affidare il rapporto nelle mani della polizia. "Alle 17 — racconta Corticelli — ho incontrato Mario Barbato, vice dirigente della Digos. Ho consegnato il dossier e ho presentato, com’è doveroso, un esposto contro ignoti.Il materiale è chiaro ed evidente, così come le identità e le attività dei writers. Dentro ci sono temi caldi. Parliamo di reati, dell’evidenza di imbrattamenti fatti su muri, serrande, treni. Alla base del prodotto finale c’è un lavoro di intelligence. Il tutto ci è stato recapitato a mano da una persona giovane che vuole rimanere nell’anonimato. Ora i cinque graffitari che hanno imbrattato la città in questa maniera scandalosa hanno un nome. Dopo l’azione di sensibilizzazione del Carlino e quella di pulizia portata avanti dal commissario Anna Maria Cancellieri, bisogna dare una risposta severa. Bisogna dire basta. È uno schifo. Bologna va rispettata. La speranza ora è che la Questura indaghi".
 

NEL DOSSIER ci sono le facce di tutti. Broda, ad esempio, conosciuto nel giro dei graffitari anche come Benza, è tifoso dell’Inter. Nella foto contenuta nel reportage indossa una maglietta della squadra del cuore. E il cacciatore sembra proprio averlo preso di mira: parlando di lui non usa mezzi termini e lo chiama ‘il flagello di Bologna’. Nelle sue parole il rancore verso chi non rispetta città e cittadini. E la rabbia, forse, contro chi non fa abbastanza. Questi graffitari, che da anni deturpano spazi pubblici e privati sotto la Due Torri, hanno usato la rete di Internet per lodarsi. Ora sono finiti nella vera rete, quella delle indagini.