Bologna, 11 marzo 2012 - «IL PUGLIESE Francesco Morcaldi vero padre di Lucio? Fandonie. Fantasie. Sciacallaggi. Patetici tentativi di inserirsi in una tragica vicenda, se non anche squallide speculazioni di chissà chi. Sono indignata. Anzi: inorridita. Di più: infuriata. Il papà di Dalla si chiamava Giuseppe, era un uomo dai tratti gentili e dirigeva il club del tiro a volo di Bologna. Questa è la verità. Il resto sono balle».

Come fa a essere così sicura? Fiorella Fantuzzi, figlia di Lina, che fu socia nella sartoria della mamma del cantautore, alza il tono e prende il ritmo di un fiume in piena. «Perché quando Jole Melotti, la madre di Lucio, scendeva in Puglia per le sfilate, c’eravamo sempre anche noi: io, mia madre e mia sorella Franca che era una ragazza bellissima e faceva la mannequin. Ogni anno, e per tre mesi, la nostra base era a Manfredonia. Ricordo il mare della Puglia, le gite in barca e Lucio piccolino e nudo. Ho anche le foto. Mi chiamava sorellina, e io posso dire di essere stata la sua ‘cugina affettiva’ ».

Ha conosciuto Francesco Morcaldi, già sindaco e podestà di San Giovanni Rotondo?
«Le clienti di Jole e di mia madre erano per lo più le ‘signore degli uliveti’, benestanti proprietarie di grandi poderi. Tra loro c’era anche la mamma di Arbore. Con San Giovanni Rotondo, invece, abbiamo avuto un rapporto esclusivamente spirituale perché tutti eravamo e siamo fedelissimi di Padre Pio al punto che mio figlio si chiama Pio».

Si parla di una somiglianza pur vaga tra Lucio e Morcaldi.
«Ma quale somiglianza! Chi sostiene questa tesi, invece di parlare, dovrebbe chiedere la prova del Dna. Il padre di Lucio era Giuseppe Dalla, un tipo distinto alla Mario Monti, il presidente. Quando il bambino è rimasto orfano è subentrato un altro papà».

Chi?
«Il mio. Si chiamava Walter, desiderava un figlio maschio, ha avuto due femmine e allora si è affezionato a Lucio. Lo riempiva di regali: i soldatini di piombo, i trenini, altri giocattoli. Eppoi c’è un altro piccolo errore da correggere».

Quale?
«La storia del clarino. Non è vero che fu Giuseppe a comprarglielo. Fu l’ennesino pensiero del mio papà per il suo decimo compleanno. Lucio era un piccolo prodigio anche lontano dalla musica. Dinamico, eclettico, fantasioso, ma anche riservato e custode dei propri sentimenti. Bravissimo in tutto e, in particolare sul palcoscenico, quando faceva le imitazioni di Nino Taranto, di Totò e di altri noti personaggi. Straordinario a fare le macchiette. Che spettacolo!».
 

di Gianni Leoni