Bologna, 14 maggio 2013 - UN BRILLANTE politico in ascesa, una giovane e bella militante del Pd, una relazione sentimentale finita con uno strascico di mail diffamatorie e cattiverie assortite sui social network. Ci sono tutti gli ingredienti per una piccante storia di politica di provincia. Ma in realtà quella che arriverà venerdì nell’aula del tribunale di Forlì è una storia di vera e propria violenza telematica, attuata attraverso il furto di password, la sostituzione di persona e l’intrusione nel profilo Facebook altrui. Sono i capi d’imputazione di cui deve rispondere Ernesto Carbone, 39 anni, deputato del Pd, ex collaboratore del ministro De Castro. La parte lesa è Giorgia Battelli, 35 anni, consigliere comunale del Pd a Cesena, che nel 2009 aveva sporto denuncia contro ignoti dopo essersi accorta dell’impossibilità di accedere alla sua casella di posta elettronica e al suo profilo Facebook.

IN CONTEMPORANEA però Carbone l’aveva denunciata per avergli inviato mail minacciose dallo stesso indirizzo. Così la donna era finita nella scomoda posizione di imputato presso il tribunale di Roma. Ma in aula, dopo l’analisi degli accertamenti della polizia postale, ecco il colpo di scena: le mail condite di minacce erano sì firmate col nickname di Giorgia Battelli, ma partivano da utenze telefoniche riconducibili a Carbone. La vicenda si ribalta: la donna viene assolta e il giudice ordina la trasmissione degli atti alla Procura.
 

INTANTO arriva a conclusione anche l’inchiesta scaturita dalla denuncia di Giorgia Battelli. E anche qui i risultati delle indagini della polizia postale — che ha interpellato anche la sede centrale di Facebook a Palo Alto negli Usa — parlano chiaro: la casella postale della donna è stata usata fraudolentemente, così come è stato violato il suo profilo sul social network.

IN PIÙ sarebbero riconducibili a Carbone anche le mail inviate da un altro indirizzo a pioggia tra i conoscenti di Giorgia Battelli, gli enti locali e i giornali, contenenti pesanti allusioni a favoritismi goduti dalla donna sul lavoro. «Non ho utilizzato la sua mail — dichiara Carbone — e anche la mia casella è stata oggetto di intrusioni. Le mail partite dalle mie utenze? Lei aveva accesso alla linea e al mio palmare. Le accuse parlano anche di mail partite dai pc del Senato, ma io non ho mai avuto l’account necessario a usarli».

Emanuele Chesi