Bologna, praticante avvocata col velo cacciata dall’aula, ora il Tar fa marcia indietro

Il presidente del tribunale amministrativo cancella la decisione del giudice che le aveva chiesto di toglierlo o di allontanarsi. Ore di polemiche, poi la svolta

Donna con velo (Olycom)

Donna con velo (Olycom)

Bologna, 17 gennaio 2018 - Svolta in serata nel caso della praticante avvocato a cui un giudice del Tar di Bologna, Giancarlo Mozzarelli presidente della seconda sezione, ha chiesto di togliere il hijab (il velo islamico che copre collo e capelli, ma lascia del tutto scoperto il volto) oppure di abbandonare l'aula.

Asmae Belkafir - 25 anni praticante avvocato nell’ufficio legale dell’Università di Modena e Reggio Emilia e responsabile legale della comunità islamica di Bologna - potrà tornare nelle aule del Tribunale amministrativo di Bologna indossando il velo, senza nessun problema. Lo ha assicurato il presidente del Tar di Bologna Giuseppe Di Nunzio, quando l'avvocato Lorenzo Canullo, dirigente dell'ufficio legale dell'università di Modena e Reggio Emilia, lo ha chiamato per avere delucidazioni. "Di Nunzio mi ha assicurato che la ragazza potrà tornare e quello che è successo non succederà più".

Il caso era scoppiato questa mattina: la giovane praticante si era presentata a un’udienza a Bologna per assistere, insieme a  una collega, al procedimento riguardante un ricorso e una contestuale istanza di sospensione cautelare in materia di appalti. Il giudice Mozzarelli le ha chiesto, però, di togliere il velo, altrimenti avrebbe dovuto lasciare l’aula.

Lei si è rifiutata ed è uscita. “Non mi era mai successo prima - ha raccontato all’Agi Belfakir - ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta”. Mentre lasciava l’aula, il giudice avrebbe spiegato “che si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni”, riferisce Belfakir, sottolineando che Mozzarelli “ha parlato di cultura, nemmeno di legge”. Mozzarelli ha poi dichiarato di non volere rilasciare dichiarazioni sull'episodio.

Il  foglio affisso davanti all'aula del Tar di Bologna (Ansa)
Il foglio affisso davanti all'aula del Tar di Bologna (Ansa)

"Fermo restando che spetta al giudice la direzione dell'udienza e l'applicazione delle relative norme" in aula "deve essere garantito il pieno rispetto di quelle condotte che - senza recare turbamento al regolare e corretto svolgimento dell'udienza, costituiscono legittimo esercizio del diritto di professare la propria religione, anche uniformandosi ai precetti che riguardano l'abbigliamento e altri segni esteriori", il Csm aveva così concluso una delibera, nel 2012, pronunciandosi sul quesito posto da un tribunale che chiedeva quali regole bisognava seguire nel caso di una persona in aula col velo con il capo scoperto.

Asmae Belfakir, nata in Marocco e traferita in Italia a pochi mesi di vita, si è diplomata al liceo classico di Vignola, nel Modenese, con cento. A Modena si è laureata, nel marzo dell'anno scorso, con 110 e lode. Ha presentato una tesi, in inglese, sul diritto e le religioni. Ha partecipato a decine di conferenze accademiche in giro per l'Europa. Da ottobre è praticante avvocato all'ufficio legale dell'Università di Modena e Reggio Emilia. 

 Il presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, ha chiesto chiarimenti incaricando il Segretario generale di richiedere al presidente della sezione una relazione circostanziata sull'accaduto per una compiuta valutazione dei fatti.

La vicenda ha subito sollevato una ridda di reazioni, in tutte le direzioni possibili. "Una posizione inconcepibile e in contrasto con i principi costituzionali. Alla giovane collega Asmae Belfakir vanno la nostra solidarietà ed il pieno sostegno", scrive il presidente della sezione bolognese della Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) Paolo Rossi.

"Io sto con questo giudice", tuona Matteo Salvini su Facebook. "Chi critica il giudice - aggiunge il consigliere regionale di Forza Italiam, Galeazzo Bignami - non conosce l'articolo 129 del codice di procedura civile che per l'appunto prevede che 'Chi interviene o assiste all'udienza deve stare a capo scoperto'. Il giudice, quindi, ha semplicemente applicato la legge".

"Ho sentito Asmae per telefono - racconta Vincenzo Pacillo, professore associato presso l'università di Modena e Reggio che è stato relatore della tesi della ragazza - era chiaramente scossa per quello che le è successo: giuridicamente non sta né in cielo né in terra. L'articolo 19 della Costituzione garantisce la libertà di culto - aggiunge il docente - e il disposto dell'art. 129 del codice di procedura civile non può giustificare una compressione della libertà di abbigliamento e della libertà religiosa. Quella norma è figlia di un'epoca diversa, andava bene negli anni '40 perché serviva ad evitare che le persone entrassero in aula con il cappello".

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