Bologna, omicidio del barista a Budrio, un ex militare russo il sospettato numero uno

Igor Vaclavic è ricercato da mesi per alcune rapine. E' pericoloso. Oggi i primi risultati degli esami dei Ris sulle tracce di sangue

Investigatori al lavoro a Budrio (Foto Schicchi)

Investigatori al lavoro a Budrio (Foto Schicchi)

Budrio (Bologna), 4 aprile 2017 - Il suo nome spicca nella lista dei sospettati. Al momento solo lì. Ma c’è, anche se non è l’unico. Perché Igor Vaclavic, ex militare russo ricercato da mesi per rapine nel Ferrarese, ha un curriculum compatibile con quello del killer di Davide Fabbri, il barista 52enne ucciso sabato sera perché ha reagito a un tentativo di rapina.

Violento, esperto d’armi, alto 1,75-1,80 metri e robusto, con alle spalle una datata esperienza criminale in tema di rapine. Eppure gli inquirenti non seguono solo questa pista: hanno chiesto a tutti i comandi dei carabinieri dell’Emilia-Romagna di contribuire a stilare una lista di criminali compatibili col profilo ricercato. Indizi, al momento, perché le prove arriveranno forse già oggi, dal Ris, sulle tracce di sangue trovate sulla scena del delitto. E poi dall’autopsia, in programma sempre oggi, nel pomeriggio: addosso Fabbri potrebbe portare tracce del Dna del killer, con il quale ha lottato fino a disarmarlo del fucile.

Il fascicolo aperto dal pm Marco Forte, al momento, resta a carico di ignoti; le ipotesi omicidio volontario, rapina aggravata e porto abusivo d’armi. Ma a carico d’ignoti è ancora la rapina al vigilantes di Consandolo (Ferrara) del 29 marzo, dove è stata rubata una pistola Smith & Wesson calibro 9 poi riconosciuta dalla guardia giurata nel filmato delle telecamere del bar di Budrio, visionato domenica con gli inquirenti. «La pistola mi sembra la mia, lo capisco dal luccicchio», ha detto subito la guardia ai militari riferendosi alla pistola di color argento. Eppure gli inquirenti ci vanno cauti: il vigilante era stato costretto a terra dal suo rapinatore e non l’avrebbe visto nitidamente in faccia. Un aspetto che, invece, i militari dell’Arma danno per verosimile è che a commettere l’assalto di Budrio sia la stessa persona di Consandolo, per prossimità geografica, corporatura (1,75 metri, robusto) e uso di una doppietta.

La caccia all’uomo, intanto, tra le campagne della Bassa bolognese, prosegue senza sosta. I carabinieri, oltre a continuare a rastrellare i casolari, coadiuvati da un elicottero dell’Esercito dotato di sensori termici e i cani, controllano anche gli ospedali – il bandito potrebbe essersi ferito durante la colluttazione con Fabbri – e i mezzi di trasporto. E nel sangue potrebbe annidarsi la prova. I Ris hanno repertato diverse tracce di sangue dentro e fuori il locale. Una scia di gocce di 40 centimetri appena fuori dalla porta, che potrebbe essere del killer. O, è l’ipotesi che si spera di escludere, della vittima: l’assassino, raccogliendo il fucile intriso di sangue di Fabbri, potrebbe aver gocciolato tracce ematiche non sue. Da escludersi, invece, che siano del cliente rimasto ferito nella rapina: avrebbe riportato solo un graffio sul polpaccio, coperto dai pantaloni. Anche nel bar le tracce di sangue sono molteplici e non per forza tutte della vittima. Nessun bossolo o ogiva è stato ritrovato, e l’autopsia servirà anche a recuperare il proiettile mortale per poterlo comparare con l’arma del delitto, semmai verrà rinvenuta.

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Giorni fa, riferiscono alcuni cittadini di Budrio che ieri hanno partecipato a una seconda fiaccolata in ricordo del barista, un ladro sarebbe stato messo in fuga dal 52enne durante un tentativo di furto non denunciato. Per gli inquirenti, quindi, non è possibile mettere in collegamento gli episodi. Proseguono, invece, le analisi delle celle telefoniche delle zona e delle telecamere esterne, ma le prime si trovano a diverse decine di metri di distanza dal luogo del delitto. Le uniche immagini, al momento, sono quelle interne al bar che, però, non coprono la zona del retrobottega dove è stato esploso il colpo mortale.

 

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