Stalking, psicologa perseguitata da ex paziente

Migliaia di email e telefonate. La denuncia: "Lo Stato non mi protegge"

Una donna disperata per lo stalking

Una donna disperata per lo stalking

Bologna, 19 febbraio 2017 - "L'unica tutela che posso dare a me stessa è cambiare lavoro e diventare anonima. Dovrei sparire, così lui non mi troverebbe più. Ci ho pensato spesso in passato, e continuo a pensarci tuttora. Non sarebbe giusto, ma devo pensare anche alla mia salute. Mi domando: qual è il male minore?". Lei è una psicologa di 37 anni, originaria di un’altra città ma che da tempo vive e lavora a Bologna. È arrivata a pensare di abbandonare la professione che ama perché dal 2012 un suo ex paziente di 39 anni la perseguita con telefonate, sms e mail ossessivi a base di velate minacce, richieste di riprenderlo in cura e avances sessuali. Uno vero stalker.

" Solo venerdì mi ha mandato 130 mail e fatto 255 telefonate, a cui non ho risposto – dice –. Questa situazione danneggia fortemente la mia vita sia privata che professionale. L’ho denunciato, ma finora non gli sono state applicate misure restrittive, come il divieto di avvicinamento e di comunicare con qualsiasi mezzo con me. Misure che il mio legale aveva chiesto. Non mi sento protetta dallo Stato. Si parla tanto di violenza sulle donne, ma io non sento protezione né come donna né come professionista. Provo angoscia e rabbia. Quella persona è pericolosa, deve tirarmi l’acido perché si intervenga?".

Tutto inizia appunto nel 2012, nella città in cui lavorava prima la psicologa. L’uomo diventa suo paziente ma dopo alcune sedute lei si rende conto che la terapia su di lui non ha alcun effetto positivo e così, come prevede il codice deontologico, lo indirizza ad altri tipi di cura presso altri professionisti. In quel momento comincia l’incubo.

Lui non accetta la decisione e inizia a tempestarla di mail e telefonate, chiedendole prima di riprenderlo in cura e poi accusandola di scorrettezze professionali. Tutti pretesti. Il vero obiettivo è un altro, come dimostrano i messaggi a sfondo sessuale e persino le foto seminudo che le invia. Si è invaghito di lei e vorrebbe una (impossibile) relazione sentimentale. Lei raccoglie le mail in una cartella che chiama ‘stalker’ e che consegna agli inquirenti. È costretta ad abbandonare Linkedin, Facebook e tutte le altre piattaforme utili per il suo lavoro. La prima denuncia, fatta anni fa nell’altra città, non dà esiti.

Quando poi arriva a Bologna presenta una nuova denuncia, tramite l’avvocato Matteo Murgo. Siamo a maggio scorso. La Procura apre un’inchiesta e acquisisce le mail, sono quasi tremila. Inviate anche ai colleghi di studio della donna. Verifica le telefonate dai tabulati. Sono migliaia. In questi giorni sta notificando all’uomo l’avviso di fine indagine, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.

"Temo per la mia incolumità – chiude la psicologa – ho paura di vedermelo sotto casa o sotto lo studio. Per questo cerco di uscire sempre accompagnata da colleghi, la sera. La violenza è sempre violenza, sia quando è fisica che quando è psicologica. Se si ammala la psiche, si ammala anche il corpo. È violenza. Punto. E la vittima va tutelata, sempre. Chiedo solo di vivere e lavorare tranquilla. Senza che quell’uomo entri nella mia vita".

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