Bologna, scuola, il limite degli studenti stranieri sforato in 647 classi statali

Cresce il tasso delle deroghe concesso dall’Ufficio regionale, dal 10 al 12%

L'ingresso di una scuola bolognese

L'ingresso di una scuola bolognese

Bologna, 18 ottobre 2017 - Cresce di oltre due punti percentuali, da 10,1% a 12,4%, l’indice delle classi statali (da 511 a 647) che, nell’area metropolitana, hanno ottenuto la deroga al 30% che fissa il limite alla presenza di studenti non italiani. Un incremento che, se si guarda indietro, al 2015-2016, schizza al +52,2% quando le ‘eccezioni’ erano solo 425. Un’eccezione che ormai è regola e che evidenzia come, da parte degli istituti, ci sia «lo sforzo di garantire una equa distribuzione degli alunni e degli studenti stranieri (nel 2016-17 gli alunni con cittadinanza non italiana, in regione, sono stati più di 90.000, il 16,6 % )», sottolinea l’Ufficio scolastico regionale.

Il caso: Nella classe di mio figlio solo 7 bimbi italiani su 20

Introdotto nel 2010 dall’allora ministro Gelmini, per essere sforato, il tetto richiede via libera ufficiale da parte dell’Ufficio scolastico regionale. Anche perché permette alla scuola di ottenere fondi extra per l’integrazione e di partecipare a percorsi ad hoc. Devono essere, quindi, forti le motivazioni addotte delle scuole. Tra le più «frequenti», ricorda l’Usr, c’è appunto «la presenza in classe di alunni stranieri nati in Italia che hanno una adeguata competenza della lingua italiana». Ragazzi di seconda generazione già padroni della nostra lingua. Altra ragione per derogare al 30%, la «continuità didattica di classi già composte nell’anno trascorso» come accade negli istituti comprensivi che riuniscono dalla materna alla media. 

Analizzando i dati forniti da via Castagnoli, si vede come il 12,4% di deroghe riguardi appunto 647 classi sulle 5.232 autorizzate. Entrando nel merito di questo 12,4%, si nota come la maggior concentrazione di eccezioni sia alle materne (17,3% pari a 93 sezioni su 539) il che «evidenzia il trend della scolarizzazione dei bambini migranti fin dalla prima infanzia: si tratta di una positiva premessa di integrazione scolastica e sociale».

Al secondo posto di piazzano le elementari (15,1% pari a 295 classi su 1.946), medie (11% pari a 120 classi su 1.089) e superiori (8,4% pari a 139 su 1.648). Quanto alla formazione delle classi, gli istituti si muovono in una logica di «equa distribuzione degli alunni e studenti con cittadinanza non italiana» così da realizzare una buona «integrazione per tutti gli alunni», osserva via Castagnoli. Può accadere, tuttavia, che si verifichino alcune concentrazioni a causa di «traiettorie di migrazioni e scelte di radicamento territoriale; opportunità lavorative; politiche di edilizia popolare». Ovvero variabili «indipendenti dalle istituzioni scolastiche».

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