Il re dei tornitori si chiama Eleonora. "Ora sogno di lavorare in Ducati"

Bolognese, è l’unica donna a partecipare alle finali nazionali

Eleonora Luciano

Eleonora Luciano

Bologna, 2 ottobre 2014 - Due giorni fa si è guadagnata sul campo il titolo di migliore tornitore della provincia di Bologna. Un professione atipica per una donna. E peccato però che Eleonora Luciano, trentacinque anni, originaria di Pavullo, sulla montagna modenese, da cinque mesi sia disoccupata. Ha scelto di vivere a Castel Maggiore, nel cuore del distretto emiliano della meccanica avanzata, eppure è costretta a passare da un lavoro interinale ad un altro, senza ottenere un'assunzione a tempo indeterminato e senza neppure potere coltivare una prospettiva di vita meno precaria. Ora, grazie ad un corso di ottanta ore appena concluso, e la ribalta del campionato promozionale di Randstad, multinazionale olandese di formazione e selezione del personale, ha la speranza di trovare un lavoro meno precario che le permetta anche di migliorare la competenza professionale nel settore che preferisce, la meccanica appunto. Ha sbaragliato gli altri concorrenti, quasi tutti uomini.  «Eh si, chi l'ha detto che la meccanica sia di esclusiva competenza maschile? Si dice 'donne e motori' ma non vuol dire che una donna non possa guidare una moto o fare pezzi di precisione come, o anche meglio degli uomini...(sorride). Ce l'ho messa tutta però francamente non mi aspettavo di arrivare prima. Non so come ho fatto. C'erano diverse persone, tutti uomini e alcuni con un diploma specifico e io non ho mai lavorato direttamente ad un tornio a controllo numerico. In Randstad abbiamo operato su un simulatore e la programmazione di quel pezzo da eseguire non l'avevo mai fatta». La tornitura non è esattamente un lavoro femminile... «Mi piace molto lavorare nelle aziende meccaniche. Mi trovo bene in questo ambiente. Quando si studia un disegno, si analizza il processo di produzione e si applicano le conoscenze tecnico-informatiche utili all’inserimento dei corretti comandi di programmazione non c'è maschio o femmina. Si lavora e basta e quando si guarda un pezzo uscito dalla macchina o è fatto bene o è fatto male. Poche storie. E a me piace fare le cose fatte bene e anche migliorarmi e imparare». A Pavullo aveva un lavoro fisso. «Si, ma non c'era prospettiva. Sono venuta in città, abito con una amica, ci dividiamo le spese anche se purtroppo adesso che sono disoccupata non posso pagare la mia quota...Non è facile, e appena mi hanno proposto il corso ho accettato, voglio andare avanti, farmi la mia strada». Se potesse scegliersi l'azienda nella quale lavorare? «Beh, semplice! È chiaro: la Ducati. La numero uno (riflette). Ma a Bologna sono tante le aziende meccaniche all'avanguardia. Adesso comunque devo andare a ripassare i miei codici. <WC>Domani <WC1>sono a Milano, per la finale nazionale. Mi sono studiata gli altri concorrenti, gente che ne sa e non voglio mica fare brutta figura. Me la voglio giocare».

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