Giannini contestata, è scaricabarile sul servizio d’ordine

Polemica tra Pd locale e nazionale dopo la protesta subìta dal ministro alla Festa dell'Unità VIDEO La contestazione - Le critiche alla riforma FOTO Interrotto il dibattito

Bologna, contestazione alla Festa dell'Unità (FotoSchicchi)

Bologna, contestazione alla Festa dell'Unità (FotoSchicchi)

Bologna, 25 aprile 2015 - A sera le uniche due voci ufficiali del Pd sull’ingresso dell’orda di manifestanti nel tendone dove ha provato a parlare il ministro Stefania Giannini (foto e video 1/2), sono quelle del segretario, Francesco Critelli, e del responsabile organizzazione, Fabio Querci. «È stato un attacco antidemocratico – dice il primo –, preparato a tavolino, il cui unico scopo era quello di impedire un dibattito e un confronto, nonostante il Pd avesse deciso di dare loro la parola». Querci si scusa con volontari e manifestanti perché «molti volevano raggiungere la festa ma sono stati rimandati indietro».

Via libera, invece, per i manifestanti, che sono entrati armati di pentole, coperchi, tamburelli, striscioni e tutto il resto, e hanno attraversato gli stand fino a sedersi in sala, senza che nessuno se ne accorgesse. Ed è sulla dinamica che le voci ufficiali finiscono, per lasciare all’antica pratica dello scaricabarile. «Dovete parlare col responsabile comunicazione, non con me», si schermisce Querci. Davide Di Noi, il responsabile della comunicazione, riporta le parole del segretario. Nessuno parla di ‘servizio d’ordine’ perché, ufficialmente, questa festa è nazionale e non bolognese. Come testimonia il fatto che sia stata presentata da Roma e che anche gli ospiti siano tutti di caratura nazionale.

Altra telefonata, allora, questa volta al responsabile romano dell’organizzazione e tesoriere nazionale del partito, il fiorentino Francesco Bonifazi. Che, da parte sua, appena legge sul suo cellulare un prefisso bolognese, evidentemente si maldispone. «Sono stufo di sentirmi tirato in ballo per quella festa – attacca –, visto che ho già chiarito che la parte comunicativa è spettata a noi ma la parte pratica, quindi anche il servizio d’ordine, è tutta in mano al Pd bolognese».

Tornati al punto di partenza, non resta che ricostruire la dinamica. I manifestanti sarebbero entrati alla spicciolata da più ingressi, nascondendo i loro oggetti di protesta in borse e zaini, per mimetizzarsi nel pubblico. Nessuno li ha controllati, nessuno si è accorto dei loro fardelli. E la Questura? Da Piazza Galilei silenzio assoluto, pur a fronte di un fatto che ha coinvolto un ministro. La polizia si è infatti rifiutata sia di commentare l’accaduto sia di fornire informazioni sulla sua presenza alla Montagnola. Quasi fosse un segreto di Stato.

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