Icaro Zorbar, arti digitali e ’installazioni assistite’ al MAMbo

L’artista colombiano dotta la tecnologia low-fi, quali monitor, proiettori, macchine da scrivere, ventilatori e nastri magnetici per creare macchine ibride. Il progetto è promosso de roBOt Festival SPECIALE roBOt Festival

Zorbar, Can you hear me now

Zorbar, Can you hear me now

Bologna, 23 settembre 2014 - Dal 30 settembre al 5 ottobre il MAMbo ospita un progetto di Icaro Zorbar (Bogotà, 1977), a cura di Claudia Löffelholz e Federica Patti, promosso da roBOt Festival e LaRete Art Projects.

L'artista colombiano è protagonista di una nuova residenza dedicata alle arti digitali e alla musica elettronica realizzata sostenuta da Fondazione del Monte e Comune di Bologna, all'interno della rete delle Città della Musica UNESCO.

Il Museo collabora al progetto ospitando Zorbar presso la Residenza per artisti Sandra Natali, il workshop per produrre un’opera collettiva negli spazi del Dipartimento educativo e l'esposizione finale nel foyer. Iniziative curate dal Dipartimento educativo MAMbo, inoltre, fanno parte del programma di roBOt Kids, dedicato a bambini e ragazzi. In occasione dell'opening, il 30 settembre alle 19, Zorbar mostra il funzionamento nascosto delle sue installazioni e ne tramanda l'attivazione, affidandola al pubblico bolognese per la durata della mostra.

Icaro Zorbar adotta la tecnologia low-fi, quali monitor, proiettori, macchine da scrivere, ventilatori e nastri magnetici per creare macchine ibride. Egli salva la tecnologia scartata per rianimarla al fine di fornire a questi oggetti un nuovo significato. L’essenza della sua opera, pervasa com'è da elementi di fragilità e di nostalgia che derivano dalla presenza della tecnologia del passato, è una malinconia associata al ricordo che sembra, paradossalmente, accentuare il contatto fra l’essere umano e il suo contesto.

Icaro Zorbar porta a Bologna le sue “installazioni assistite”: meccanismi apparentemente rotti e inutili che si animano solo con l’intervento performativo dell’artista. Si tratta di musicassette, meccanismi musicali e altri congegni meccanici, spesso logorati dal disuso, che richiedono la presenza dell’artista per svelare il loro funzionamento e riprendere vita.

Per Zorbar questi lavori sono collegati alla complessità delle emozioni e dei sentimenti nelle relazioni tra le persone: il romanticismo evocato da questi dispositivi tecnologici è per l’artista un atto di scoperta di una nostalgia condivisa. Attraverso questi meccanismi, Zorbar crea nuove connessioni, formula conversazioni, facilita incontri e separazioni, agisce sulle tensioni per evidenziare la fragilità delle nostre relazioni, e ci invita reciprocamente a riflettere sul bisogno dell’altro.

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