Otello balla alle Celebrazioni

Il testo shakespeariano nella versione coreutica della Compagnia di Roma con riallestimento di Fabrizio Monteverde

Lo spettacolo

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Bologna, 10 febbraio 2016 - L’ambientazione, in un moderno porto di mare, è un dichiarato omaggio agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di “Querelle de Brest”. Fabrizio Monteverde ha riallestito su questo sfondo l’Otello che la Compagnia del Balletto di Roma porta in scena domani sera al Celebrazioni di via Saragozza 234. Uno dei migliori autori italiani di danza contemporanea ha scelto le musiche di Antonin Dvorák per la sua versione coreografica del testo shakespeariano su cui ha lavorato soprattutto per dirimere gli snodi psicologici che determinano la dinamica dell’ambiguo e complesso intreccio tra i protagonisti Otello, Desdemona e Cassio. In questo triangolo di rapporti, i tre vertici risultano costantemente intercambiabili grazie agli intrighi di Iago e ancor più alle varie maschere del “non detto” con cui la Ragione combatte – spesso a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento.

«Se Otello è – come è sempre stato – un “diverso”, un outsider, non tanto per il colore della pelle quanto per il suo essere “straniero”, abituato ad “altre regole del gioco”, è anche vero che la banchina di un porto è una sorta di “zona franca”, un limbo in cui si arriva o si attende di partire, un coacervo di diversità in cui tutte le pulsioni vengono pacificamente accettate come naturali e necessarie proprio per il semplice fatto che lì, nel continuo brulicare del ricambio umano, lo straniero, il diverso o il barbaro smettono di esistere», analizza la sua produzione l’autore, che ha voluto una forte presenza del mare (non relegato come nel testo di William Shakespeare a suggestivo sfondo), come suggeritore di segreti, ininterrotto motore di passioni, ingovernabile terreno di piaceri, gelosie, delitti. E il precoce dramma romantico del Bardo ben si presta alla lettura provocatoria ed eccessiva elaborata da Monteverde in cui anche certe forzature enfatiche di Dvorák trovano una loro pertinente e salutare collocazione fungendo spesso da sottile contrappunto ironico all’azione dei personaggi.

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