La Patria degli africani è nel vento

Risponde il vice direttore del Resto del Carlino

Bologna, 1 marzo 2015 – Il vice direttore Gagliardi, nella sua risposta a un lettore che pensava di trasferirsi all’estero, concludeva: l’Italia è la nostra Patria, perché abbandonarla nel momento del pericolo? La stessa risposta non potrebbe essere valida anche per gli africani che invece di combattere per la loro libertà, fuggono infestando il mondo e togliendo a noi libertà e benessere? Luisa Piccinini

Risponde il vice direttore del Resto del Carlino Massimo Gagliardi

Si definisce Patria quel territorio rimasto più o meno uniforme nei secoli. La Patria ha una sola lingua (e per formare l’italiano sono occorsi almeno mille anni). La Patria ha una religione comune e un comune sentire laico. L’Africa è un continente invece dove gli Stati post coloniali non sono riusciti a impedire conflitti tribali. Le tribù parlano lingue e dialetti diversissimi nello stesso Stato e la scrittura si è imposta solo negli ultimi cinquanta anni. Molte tribù hanno il nomadismo nel loro dna e una guerra o una carestia li spingono facilmente altrove. La Patria è lì dove hai la casa. Se hai una tenda, ti sposti. La Patria ha bisogno di scrittori (Senghor, Mahfuz, Coetzee); se la memoria è orale si perde nel vento. Le fiabe del Kordofan sono arrivate a noi solo perché trascritte nel 1912 dal tedesco Frobenius. 

massimo.gagliardi@ilcarlino.net

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