Referendum, il giudice Caruso: "Il Sì è voto di scambio". Ora rischia il trasferimento

Il nuovo presidente del tribunale di Bologna nella bufera per un post pubblicato su Facebook: "Chi vota sì come i repubblichini nel ’43". Si muove il Csm. La replica: "Mi attribuiscono cose che non ho detto"

Francesco Caruso,  presidente del Tribunale (Foto Schicchi)

Francesco Caruso, presidente del Tribunale (Foto Schicchi)

Reggio Emilia, 1 dicembre 2016 - Dopo la presa di posizione del giudice Francesco Maria Caruso, ex presidente del tribunale di Reggio alla guida del maxi processo Aemilia e da un mese a capo del tribunale di Bologna, a favore del "No" al referendum con un lungo messaggio sulla sua pagina Facebook, ripreso da alcuni quotidiani, si muove il Consiglio Superiore della Magistratura. A quanto si apprende, infatti, il comitato di presidenza del Csm, nella seduta di ieri mattina, ha deliberato di trasmettere una copia di un articolo inerente al fatto al Procuratore Generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, affinché faccia le valutazioni di sua competenza e alla I Commissione consiliare per eventuali profili di incompatibilità funzionale del dottor Francesco Maria Caruso. Ora il giudice rischia un trasferimento d'ufficio per incompatibilità funzionale.  

«Se passerà il Sì avremo un’altra Costituzione – scrive Caruso nel post, poi pubblicato da un giornale –. Si tratta di un atto di forza. Una maggioranza spuria e costituzionalmente illegittima non può cambiare la Costituzione trasformandone l’anima, rubando la democrazia ai cittadini. I sinceri democratici che credono al Sì riflettano. Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ’43 scelsero male, pur in buona fede. Chi vorrà spiegare la riforma ai ragazzi, dovrà dire che questa riforma è fondata sui valori ‘del clientelismo scientifico e organizzato’, del voto di scambio, della corruzione e del trasformismo».

Secondo il magistrato si "avvera la profezia dell'ideologo leghista Gianfranco Miglio che nel 1994 proponeva una riforma che costituzionalizzasse le mafie, approvata con il 50,1% perché la costituzione altro non sarebbe che la legge che la maggioranza impone alla minoranza che fa rispettare schierando la polizia nelle piazze". 

Il presidente del Tribunale ieri aveva tentato poi di stoppare le polemiche: "Lo scritto non era destinato alla pubblicazione sui giornali, trattandosi di un testo ‘privato’, scritto sulla mia pagina Facebook. Pur confermando integralmente i contenuti del messaggio, preciso che gli stessi concetti sarebbero stati presentati in forme diverse se sin dall’inizio destinati al più ampio pubblico". 

LA REPLICA -  "Mi attribuiscono cose che non ho detto. Non ho detto che chi vota Sì è un repubblichino, ma che commette un errore storico grave come quello dei sostenitori della Repubblica di Salò. E' una cosa completamente diversa". Il presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso, corregge il tiro dopo la bufera scatenata dal suo post su Facebook sul referendum". In una nota diffusa dallo staff del presidente del Tribunale di Bologna si dice anche che "alcuni giornali e giornalisti hanno con quel termine evocato un'espressione offensiva, interpretando arbitrariamente un passaggio del citato testo pubblicato sul profilo Facebook" che e' stato "utilizzato a fini 'giornalistici' da un giornale locale".

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