Alfa, la storia di un successo: "Con noi la vernice è self service"

Premio Mascagni L'azienda di Calderara ha ideato un totem in grado di produrre campioni di colore

Marco Rossetti con il padre Edoardo

Marco Rossetti con il padre Edoardo

Calderara (Bologna), 27 settembre 2016 - Futuro e radici. Ci sono entrambe alla Alfa di Calderara. Tecnicamente una startup, nata nel 2014 dalla collaborazione di un padre e un figlio, Edoardo e Marco Rossetti e da una storia industriale cominciata nel1964, con 185 brevetti già depositati. Uno di questi, il tintometro automatico- un ‘juke-box delle vernici’ per creare migliaiadi colori con pochi coloranti e le basi neutre - ha svoltato il mercato delle vernici. ‘Perché non ideare una macchina self-service direttamente per il negoziante o lo stesso cliente?’, pensò una volta Edoardo. Per concretizzare la sua visione ci sono voluti 30 anni. E suo figlio Marco.

Rossetti, prima di tutto: di cosa stiamo parlando?

“Di un distributore, il ‘Color tester’, già presente in molti centri commerciali e negozi per il fai-da-te. Scelgo il colore che vorrei da un pannello, premo un tasto, e la macchina in un minuto realizza per me un campione gratuito. Vado a casa, lo provo su un angolo della parete: se mi piace torno nel negozio con il codice, o magari lo ordino su internet. Se non mi piace torno al totem e prelevo un altro campione”.

Vita facile per il cliente.

“Ma anche per il produttore e il venditore, che non dovranno più produrre e tenere in esposizione o in magazzino centinaia e centinaia di confezioni di prodotto, con relativi costi”.

Dove è già presente?

“Noi ci rivolgiamo ai produttori e i rivenditori di vernici. Il primo a crederci è stato un grosso player americano, che ha piazzato i suoi Color tester nei centri commerciali degli Stati Uniti. Molti altri sono presenti sul mercato messicano, australiano, nordeuropeo”.

E in Italia, quando li vedremo?

“Molto presto, ma è meglio non aggiungere altro. Intanto, a Natale, arriverà il primo dispenser nella Galleria Lafayette, a Parigi”.

Passiamo alla tecnologia.

“Siamo partiti da una buona idea, ma mancavano un po’ di cose. Ad esempio un buon piano di marketing, un concept di prodotto al passo con i tempo, e poi la chimica, la meccatronica, il software. E poi l’internet of thinks, quello che oggi chiamiamo Industria 4.0”.

Cosa comporta?

“Ogni dispenser, ovunque esso sia, è in grado di comunicare in tempo reale con il suo gestore, per dirgli quanti coloranti ha al suo interno, quanti campioni ha effettuato, di che colore, quale scorta sta per terminare, quanta autonomia ha ancora, e quando è urgente ricaricare. Allo stesso modo, ogni macchina è in grado di comunicare - al gestore o direttamente a noi, qui a Calderara – l’insorgenza di un problema. E noi, da qui, siamo in grado di intervenire direttamente oppure di contattare il gestore per spiegargli qual è il problema e cosa deve fare per risolverlo”.

Fusi orari permettendo.

“Crede? In realtà i fusi orari, nell’Industria 4.0, diventano un vantaggio. Una macchina in Messico o negli Stati Uniti è in grado di comunicare con noi di notte. Ma qui è già giorno. Così noi siamo in grado di intervenire e presentare al cliente, al suo risveglio, il report di un problema già risolto”.