Saluto militare, la risposta fra obbligo e cortesia

Beppe Boni

Beppe Boni

Bologna, 23 ottobre 2014 - Ho constatato guardando i Tg che il Papa, quando riceve il saluto dalla guardie svizzere, risponde con deferenza: con un cenno del capo o stringendo loro la mano. Invece, quando i corazzieri rendono onore al Capo dello Stato, al premier o ai ministri, di solito nessuno di loro si degna di guardarli in faccia. Il saluto con la mano alla visiera esige da regolamento una risposta obbligatoria. 

Armando Marra, Casalecchio di Reno (Bologna)

Risponde il vicedirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

Partiamo dagli aspetti tecnici. Il regolamento militare prevede una risposta al saluto con mano alla visiera solo da chi porta una divisa. Chiunque altro è esentato, anche se la cortesia, l’educazione e spesso il protocollo prevedono un cenno. Credo che le sue critiche siano troppo estese e generalizzate. Qualche carica dello Stato talvolta tira diritto, ma di solito il saluto ai corazzieri o ad altri reparti schierati non manca. A volte è un sorriso, a volte è un rapido cenno del capo. Il premier Matteo Renzi recentemente, soprattutto dopo le polemiche per i tagli agli stipendi delle forze dell’ordine e dei militari, quando può si ferma e stringe la mano. Un buon esempio che vale la pena di essere imitato. Se un ministro non risponde al saluto sbaglia, ma in verità accade di rado.

beppe.boni@ilcarlino.net

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