Vittoria Puccini:"Sono una gatta su un tetto scottante"

Il debutto dell'attrice a teatro

Vittoria Puccini sul palco

Vittoria Puccini sul palco

Bologna, 20 marzo 2015 - E’ la sua prima volta a teatro e ne è felice. «Per me – dice Vittoria Puccini – questa è sicuramente una sfida importante e un’occasione che mi dà forza e sicurezza». Vero. Perché per il suo debutto in palcoscenico lei ha scelto un ruolo tanto affascinante quanto difficile, quella Maggie di La gatta sul tetto che scotta che in teatro è stato cavallo di battaglia di attrici come Jeanne Moreau, Kathleen Turner e Scarlett Johansson e che al cinema molti associano a Liz Taylor nel film diretto nel 1958 da Richard Brooks. Questa nuova versione del testo di Tennessee Williams, diretta da Arturo Cirillo e con Vinicio Marchioni nel ruolo del marito Brick (al cinema era Paul Newman), arriva da stasera a domenica al Duse. Maggie, si sa, è una donna di bassa estrazione sociale che teme di dover perdere benessere e marito, non riuscendo a dare a quest’ultimo un figlio. Un dramma familiare fra giochi passionali, bugie, sensualità, sottintesi.

Signora Puccini, come ha affrontato il suo personaggio?

«Ho subito visto Maggie come una donna dai toni forti, impegnata su due piani paralleli: da un lato è determinata a ricostruire il proprio matrimonio, dall’altro è impegnata a non rinunciare al benessere sociale».

Perché spesso viene paragonata alla Blanche di ‘Un tram che si chiama desiderio’?

«Perché sono donne disperate. Ma mentre Blanche si rifugia nell’alcol e recita in continuazione, Maggie non ha vizi e non finge mai. Si contrappone all’ipocrisia con la sua semplicità. Porta una goccia di vita in una famiglia dove aleggia la morte».

Su quali binari si è mossa la regia di Arturo Cirillo?

«Ha tolto tutti i riferimenti d’epoca americani, evitando anche citazioni troppo precise agli anni ‘50. La forza del testo sta nella drammaticità delle parole».

Ma lei ha visto il film con Liz Taylor?

«Molto tempo fa».

Da ‘Elisa di Rivombrosa’ a ‘Anna Karenina’ fino a ‘L’Oriana’, è stata protagonista di alcune fra le più importanti fiction degli ultimi anni. Un ruolo preferito?

«Mi è piaciuto molto essere Margherita in C’era una volta la città dei matti dedicato al tema dei manicomi. Un personaggio carico di tenerezza che mi strappato a certi cliché».

In questo periodo, in cui si parla di riforma della Rai, si dice che non sempre le nostre fiction sono esportabili a livello internazionale. Cosa ne pensa?

«Mi sembra che ci sia lo sforzo di tenere una qualità altissima, nonostante i mezzi a disposizione. Un prodotto come L’Oriana, ad esempio, ha un respiro internazionale. Credo che la Rai, in quanto servizio pubblico, debba continuare a fare fiction importanti da un punto di vista culturale e sociale».

E in teatro come si trova?

«Ci potevano essere nei miei confronti diffidenza e pregiudizi ma sono stata accolta con grande stima ed apertura. E ogni sera vivo un’esperienza diversa: cambia il pubblico, cambia il tuo approccio, si scoprono cose nuove».

Quindi farà ancora teatro?

«Il prossimo anno riprenderemo di certo lo spettacolo. Poi vedremo. Per ora, terminate queste repliche, mi fermo per valutare con calma progetti anche cinematografici e televisivi».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro