Toni Servillo in Santa Lucia per la laurea ad honorem: “Attori? Si diventa”

Il protagonista della Grande Bellezza, vinitore dell’Oscar come miglior film straniero, ha citato nella lectio magistralis il suo maestro, Leo De Berardinis FOTO

Toni Servillo (Foto Schicchi)

Toni Servillo (Foto Schicchi)

Bologna, 28 febbraio 2015 - Porte aperte al pubblico in Santa Lucia per la laurea ad honorem in Discipline della Musica e del Teatro a Toni Servillo, attore protagonista di alcuni dei più importanti film della recente cinematografia italiana, consacrato a livello internazionale con la ‘Grande Bellezza’ di Paolo Sorrentino, premio oscar come miglior film straniero nel 2014. “Toni

Servillo - si legge nelle motivazioni dell’Alma Mater che hanno portato al conferimento - si pone oggi nei fatti all’attenzione della scena nazionale e internazionale come autentico Maestro - nell’accezione più piena e alta del termine - ossia portatore di una pedagogia artigianale in quanto imprescindibile punto di riferimento nei percorsi di formazione di molti giovani attori, ma anche drammaturghi e registi, interessati all’esplorazione degli incerti terreni di confine tra teatro e musica, nel segno della vigile cura del ritmo e della melodia”.

“Credo di interpretare anche il vostro orgoglio e la vostra emozione nel vivere questo momento di cultura davvero alta - ha detto presentando il neolaureando il Rettore dell’Università, Ivano Dionigi (FOTO) - grazie di essere qui presenti”. Ricordate, in chiusura dell’intervento del docente Claudio Longhi che ha illustrato ‘il mobilissimo profilo artistico di Servillo’, le parole del ‘maestro’ dell’attore, lo scomparso attore Leo de Berardinis, pronunciate in una lectio magistralis che mai come oggi sembrano rivolte all’illustre allievo: “Attori si nasce ma si diventa, le capacità naturali vanno rigorosamente affinate nella tecnica, poi bisogna far sparire la tecnica, come nelle arti marziali, si recupera il movimento naturale della difesa e dell’attacco, fino a non pensarlo più mentre il corpo agisce per intuito profondo”. “Gli ho voluto bene”, ha detto Servillo in dialetto napoletano ricordando De Berardinis, “per me è stato un maestro importante con cui ho avuto la fortuna di condividere la scena”.

“Consentitemi una battuta, Eduardo diceva che per fare il teatro ci vuole la salute e mai come oggi capisco quanto aveva ragione!!! Poi sono molto felice, ma molto felice di vedere tanti ragazzi, non c’è una parola delle poche che ho tentato di mettere in fila in questi fogli che non sia dedicato a voi”. Così un commosso Toni Servillo, appena ricevuta la pergamena di neodottore ad honorem al Dams dall’Università. L’attore ha abbracciato il Rettore, ricevendo poi un lunghissimo applauso dai presenti.

“Credo di interpretare anche il vostro orgoglio e la vostra emozione nel vivere questo momento di cultura davvero alta - ha detto presentando il neolaureando il Rettore dell’Universita’ di Bologna, Ivano Dionigi - grazie di essere qui presenti” Ricordate, in chiusura dell’intervento del docente Claudio Longhi che ha illustrato ‘il mobilissimo profilo artistico di Servillo’, le parole del ‘maestro’ dell’attore, lo scomparso attore Leo de Berardinis, pronunciate in una lectio magistralis che mai come oggi sembrano rivolte all’illustre allievo: “Attori si nasce ma si diventa, le capacità naturali vanno rigorosamente affinate nella tecnica, poi bisogna far sparire la tecnica, come nelle arti marziali, si recupera il movimento naturale della difesa e dell’attacco, fino a non pensarlo più mentre il corpo agisce per intuito profondo”. “Gli ho voluto bene”, ha detto Servillo in dialetto napoletano ricordando De Berardinis, “per me è stato un maestro importante con cui ho avuto la fortuna di condividere la scena”. 

"Ho affidato a Napoli e ai suoi autori il racconto dell'oggi e dell'Italia, il dolore del vivere in un tempo e in luogo di decadenze e corruzioni, in un Paese stremato dalla sopraffazione mediatica e dal servilismo intellettuale, avvelenato da una politica serva e padrona dell'economia criminale": lo ha detto il neodottore Toni Servillo nel suo intervento nell'Aula Magna di Santa Lucia a Bologna, dopo il conferimento della laurea ad honorem in Discipline della Musica e del Teatro. 

"Proprio il dolore per tutto questo, divenuta coscienza intellettuale, mi ha orientato in scena a dire il massimo facendo il minimo" ha spiegato ancora Servillo "ho cercato di favorire la musica disperata del silenzio che parla e racconta le nostre ferite, contro la retorica e gli intellettualismi che, nascondendo le ferite, le fanno marcire". Ai giovani riuniti nell'Aula di Santa Lucia  Servillo, oltre alla magia e al mestiere del teatro, ha svelato anche i sentimenti profondi dell'adolescenza, quel sentimento di qualcosa di cui si deve liberare.

"Questa mancanza che porta a un compimento per me sono stati la totalità da raggiungere: e si sono realizzati nel teatro, che io ho incrociato scegliendo una città mondo come Napoli", ha detto ancora Servillo. "E' da qui che io poi sono ripartito - ha spiegato l'attore - dalla città mondo scoperta dopo aver viaggiato molto, dopo aver approfondito le avanguardie, le modernita' e il cinema, la musica, aver portato il teatro per i palcoscenici del mondo e poi ritrovare una citta' e una cultura come radice profonda del mio essere attore". 

«Ho avuto la fortuna di conoscere Lucio Dalla come spettatore dei miei spettacoli a Bologna. Lo dico perché questo dimostra, ma non ve n'è bisogno perché tutti la conoscono, la curiosità intellettuale e l'umanità di Dalla». Così l'attore Toni Servillo, poco prima di ricevere la laurea ad honorem dal rettore dell'Università di Bologna, ha ricordato il suo rapporto con Lucio Dalla, alla vigilia del terzo anniversario della morte del cantautore. «Da lì è nata un'amicizia e un affetto profondo - ha aggiunto Servillo - non v'era volta per cui io passassi da qui e non avessi l'opportunità di trascorrere delle ore piacevoli insieme a lui».

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