Palazzo occupato, il Comune viola la legge per due mesi: esposto ai pm

Via de Maria: prima di revocare le residenze si è aspettata la conversione del decreto

Tensione in via De Maria (foto Schicchi)

Tensione in via De Maria (foto Schicchi)

Bologna, 1 agosto 2014 - La legge parla chiaro. E il Comune l’ha violata per mesi. La vicenda degli occupanti abusivi cui è stata concessa dall’Anagrafe la residenza nel palazzo di via Mario de Maria 5, alla Bolognina, ‘conquistato’ con la forza il 6 marzo, inizia ad assumere contorni sempre meglio definito e sempre più sconcertanti. Il dato da cui partire è il decreto legge del ‘Piano casa’, secondo cui «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi». Ebbene, questo decreto era pienamente valido fin dal giorno seguente alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, cioè il 29 marzo, ma il Comune ha iniziato ad applicarlo solo quando è stato convertito in legge, cioè due mesi dopo, a fine maggio. Non solo, le prime revoche delle residenze ‘irregolari’ risalgono all’8 luglio, quindi dopo un altro mese.

Il capogruppo di Forza Italia in Comune Michele Facci oggi depositerà in Procura un esposto in cui ipotizza l’abuso d’ufficio, l’omissione in atti d’ufficio e il favoreggiamento (del reato di occupazione di edificio).  Il Comune, tramite l’ufficio stampa, spiega di aver in qualche modo ‘temporeggiato’ per due mesi perché voleva capire cosa ne sarebbe stato del decreto e, solo dopo la conversione in legge, la situazione è stata abbastanza chiara da darne applicazione. Perciò da quel momento, cioè a fine maggio, è iniziato il (lento) iter della revoca delle residenze, concluso a luglio. Il problema è che fin da subito Palazzo d’Accursio aveva contezza dell’illegalità dell’occupazione, perché la proprietà aveva fatto denuncia. Nonostante ciò, ha concesso la residenza a 15 persone, quasi tutte straniere sfrattate (fra cui alcuni bambini). Cinque di loro, avendo presentato la richiesta prima del 29 marzo, sono tuttora residenti. Dieci invece sono state cancellate: tre l’8 luglio e sette il 23 luglio.

Queste persone in realtà non avrebbero dovuto nemmeno ottenerla. Il Comune però ha chiuso un occhio, salvo poi effettuare controlli tramite la polizia municipale (il 4 aprile, il 12 maggio, il 4 e 5 luglio) e revocarla, ma con tutta calma. C’è poi un caso in cui è stata addirittura concessa l’11 giugno, quando cioè il decreto era già stato convertito. In quel caso dunque la motivazione del Comune cade nel vuoto. E allora perché è stata data all’occupante abusivo? La spiegazione più benevola è che gli uffici del Comune, non comunicando fra loro, hanno pasticciato. La revoca anche in questo caso è arrivata dopo un mese, con un (evitabile) aggravio di lavoro per vigili e uffici.

Il Comune sostiene poi che, legge alla mano, la «verifica sull’occupazione abusiva degli immobili spetta alle società di erogazione dei servizi pubblici», cioè Hera ed Enel. Ma da Hera spiegano che se un cittadino presenta il certificato di residenza ha diritto all’allacciamento delle utenze e che se in seguito gli viene revocata loro non possono saperlo solo se glielo comunica il Comune.  Infine, la retroattività. Per Palazzo d’Accursio, la legge non può essere retroattiva quindi la residenza va tolta solo a chi l’ha ottenuta dopo il 29 marzo. Ma secondo Antonio Carullo, ordinario di Scienze giuridiche dell’Alma Mater, l’impostazione è sbagliata perché «se la nuova norma stabilisce un illecito, il nuovo principio deve far decadere anche le residenze ottenute in precedenza, perché non più in linea con la legge».

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